Il primo veneto che ha messo piede in Perù è stato il nobile veneziano Pedro de Candia (nato a Creta presumibilmente nel 1485) al seguito di Francisco Pizzaro. Dopo la IV crociata, Candia fu occupata dai Veneziani che la tennero dal 1204 al 1669 e presero a chiamare l’isola come la sua capitale, Candia, oggi Creta, la più grande isola della Grecia.
I tredici della fama in un ritratto famoso. Pizarro aveva tracciato una linea per terra e aveva invitato chi voleva seguirlo a passare dalla sua parte.«Da questa parte ci sono pericoli, ma anche fama e ricchezza. Dall’altra tranquillità e sicurezza, ma anche la povertà.» Queste erano state le sue famose parole passate alla storia.[1]
Qual è la storia di questo condottiero? “Fu uno dei primi conquistatori dell’impero degli Inca. Discendeva da una antica e nobile famiglia italiana, Casa Candia, con possessi in Creta. Alla morte dei suoi progenitori per l’attacco degli Ottomani all’isola di Creta, Pedro (nato Pietro) si trasferì in Italia, a Castelnuovo, dove fu allevato dallo zio materno di stirpe aragonese e successivamente si recò in Spagna.
Giunto a Panama con il Governatore Pedro de los Rios si arruolò nella spedizione di Diego de Almagro e Francisco Pizarro e, da allora, la sua sorte rimase, per sempre, legata a quella dei due avventurieri.
Fu uno dei tredici compagni di Pizarro che si rifiutarono di abbandonare la spedizione nel sud del continente, malgrado gli ordini contrari del Governatore di Panama e questa sua ostinazione gli valse, successivamente, la nomina a “hidalgo” da parte della Corona.
In occasione del primo arrivo a Tumbes – al nord del Perù – della sparuta compagnia di spagnoli, di cui faceva parte, si offerse di sbarcare, da solo, in avanscoperta, e redasse, al suo rientro, un quadro particolareggiato delle sue osservazioni, tracciando, su un panno di canapa, una mappa dettagliata della città. [2]
[3]
Su questo avvenimento vennero tramandate rappresentazioni, secondo le quali Pedro de Candia avrebbe compito una serie di prodigi, ammansendo, addirittura, per impressionare gli indigeni, una tigre e un leone, leggi un giaguaro e un puma, ma a parte queste esagerazioni, resta la coraggiosa condotta dell’isolato esploratore[4]. È dal suo resoconto, infatti, che Pizarro apprese la ricchezza della città, la magnificenza dei suoi templi e l’esistenza dei conventi delle vergini del Sole.
Pedro de Candia accompagnò il suo comandante in Spagna e illustrò agli scettici funzionari imperiali, in qualità di testimone oculare, la ricchezza della civiltà con cui aveva avuto contatto. [5]
All’atto della conquista vera e propria dell’Impero degli inca, la sua capacità di padroneggiare le armi da fuoco e la sua competenza in fatto di artiglieria, universalmente riconosciuta, gli valsero la nomina a responsabile dell’artiglieria, compito che assolse con comprovata perizia. Per la fiducia che si era meritato fu nominato primo alcade del Cuzco, carica tuttavia che lasciò ben presto ad altri più altolocati capitani.
Dopo la conquista si vede coinvolto in conflitti interni tra gli spagnoli e il 16 settembre del 1542, mori in battaglia nelle pianure di Chupas. Pedro de Candia finì così la sua avventurosa vita che, dalle sponde del Mediterraneo lo aveva portato a conquistare uno dei più grandi imperi del mondo allora conosciuto. [6]
Oltre a Pedro de Candia, troviamo altri marinai veneziani, come Francisco de Chipre, Miguel Adorno ed altri.
Radicati di Primeglio ha realizzto una ricerca sugli italini presenti a Lima e ha trovato documentazione che attesta la presenza di 343 italiani tra 1532 fino alla metà del XVII secolo senza contare gli italiani presenti in altre città del Virreinato). Sul totale di 343 si conosce il luogo di nascita di 231; 124 erano genovesi, 28 veneziani, 28 corsi, 15 napoletani, 11 milanesi, 10 romani, 5 siciliani e un numero minore originari di altri stati, pero senza dubbio il numero degli italiani presenti in Perú era maggiore perché molti non erano registrati. [7]
Rispetto ai grandi flussi dell’ emigrazione italiana quella del Perù è stata secondaria. Inizialmente si radicarono al seguito degli spagnoli, fondamentalmente provenienti da Genova.
Durante il periodo spagnolo ci sono restrizioni commerciali e migratorie. Tuttavia ci sono stati mariani e commercianti italiani.
Alla fine del dominio della Corona di Spagna si vede un progressivo incremento della presenza degli italiani nel Peru, in maggioranza liguri. Molti genovesi che avevano a che fare con il commercio maritimo. Avendo avuto posizioni politico-economiche di primo livello nella società peruviana coloniale e postcoloniale. Altri erano commercianti ed imprenditori. Dal 1830 ci saranno anche degli artigiani, fabbri, ecc.
Passati gli anni del 1848-1849, di Garibaldi che nel 1851 passa per il Perù, con l’unità d’Italia c’è stata un’emigrazione di massa, e in questo contesto arrivano anche i veneti ma in un numero esiguo se paragonato a quello andato in altri stati Sudamericani.
Come abbiamo detto prima alla fine del XIX secolo il governo peruviano era favorevole ad una politica di immigrazione, specialmente dall’Europa.
L’immigrante italiano medio era, come abbiamo visto, di origine ligure. Tra quelli non liguri c’erano i piemontesi, in gran parte della provincia di Alessandria (provincia vicina alla Liguria), i lombardi e di altre regioni ma in numero non significativo.
Solo durante gli inizi del XX secolo arrivarono piccoli contingenti di immigrati di regioni del sud d’Italia, che sono rimasti in minoranza rispetto ai liguri.
Dopo la seconda guerra mondiale il flusso migratorio se livellò e mmolti degli immigrati che arrivavano erano parenti di quelli che si erano stabiliti nel Peru’. [8]
Dalla metà degli anni ‘50 il flusso migratorio transoceanico italiano e complessivo si riduce fortemente. Oggi, secondo i dati dal Rapporto italiani nel mondo 2008 della Fondazione Migrantes segnala che per un totale di 3.734.428 emigrati italiani nel mondo iscritti all’A.I.R.E. (Anagrafe degli italiani residenti all’estero), in Perù ne risultano 26.231, cioè il 0,7%, al 17° posto dopo Germania, Argentina, Svizzera, Francia, Belgio, Brasile, Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Australia, Venezuela, Spagna, Uruguay, Cile, Paesi Bassi, Sud Africa. Di questi, il Rapporto segnala che 949 sono di origine veneta.[9]
Totale degli italiani originari della Regione del Veneto in Perù, comprendenti quelli nati nella Regione del Veneto
Provincia | N° Residenti | Percentuale |
Belluno | 306 | 35,70 |
Treviso | 252 | 29,40 |
Vicenza | 146 | 17,03 |
Verona | 64 | 7,46 |
Venezia | 54 | 6,30 |
Rovigo | 35 | 4,08 |
Totale | 857 | 100% |
Veneti nati in Italia residenti in Perù
Provincia | N° Residenti | Percentuale |
Padova | 58 | 29,29 |
Treviso | 46 | 23,23 |
Vicenza | 38 | 19,19 |
Belluno | 27 | 13,63 |
Venezia | 18 | 9,09 |
Rovigo | 11 | 5,55 |
Totale | 198 | 100% |
Fonte: Ambasciata d’Italia in Perù, settembre 2009
[1] http://it.wikipedia.org/wiki/Conquista_dell%27impero_Inca
[2] Per questo si dice che è stato il primo europeo che ha messo piede nel imperio incaico.
[3] http://prehistoriapiura.tripod.com/ciudad_fantastica.htm
[4] Uno dei maggiori poeti della letteratura spagnola, Garcilaso de la Vega, racconta così lo straordinario episodio: “En Tumpiz obró el Señor una de sus maravillas a favor de la fe católica y de aquellos naturales, para que lo recibiesen; y fue que, habiendo surgido el navío cerca del pueblo, les nació a los españoles el deseo de saber qué tierra era aquélla, porque la vieron más poblada y con edificios más suntuosos que los que hasta allí habían visto; pero no sabían cómo poderlo saber (sic), porque ni osaban enviar uno de ellos, porque los indios no lo matasen, ni se atrevían a ir todos juntos, porque corrían el mismo peligro. En esta confusión salió Pedro de Candía, con ánimo varonil y con fe y confianza de cristiano, y dijo: ‘Yo determino ir sólo a ver lo que hay en este valle. Si me mataren, poco o nada habréis en perder un compañero solo; y si saliere con nuestro deseo, habrá sido mayor vuestra victoria’. Diciendo esto se puso sobre el vestido una cota de malla que le llegaba a las rodillas y una celada (yelmo) de hierro de las muy bravas y galanas que llevaban, y una rodela de acero, y su espada en la cinta, y en la mano derecha una cruz de palo de más de una vara de medir en alto, en la cual (se) fijaba más que en sus armas, por ser insignia de nuestra redención. (…) Así salió de entre sus compañeros, rogándole que le encomendase a Dios; fue al pueblo, paso ante paso, mostrando un semblante grave y señoril, como si fuera señor de toda aquella provincia. Los indios, que con la nueva del navío estaban alborotados, se alteraron mucho viendo un hombre tan grande, cubierto de hierro de pies a cabeza, con barbas en la cara, cosa por ellos nunca vista ni aun imaginada. Los que lo toparon por los campos se volvieron tocando alarma. Cuando Pedro de Candía llegó al pueblo, halló la fortaleza y la plaza llenas de gente apercibida con sus armas. Todos se admiraron de ver una cosa tan extraña; no sabían qué decir ni osaron hacerle mal, porque les parecía cosa divina. Para hacer experiencia de quien era, acordaron los principales, y el curaca con ellos, echarle el león y el tigre que Huayna Cápac les mandó guardar para que lo despedazaran, y así lo pusieron en obra”.
Pero al soltarle los terribles felinos, ocurrió lo que nadie esperaba: “Aquellos fieros animales, viendo al cristiano y la señal de la Cruz, que es lo más cierto, se fueron a él, perdida la fiereza natural que tenían, y, como si fueran dos perros que él hubiera criado, le halagaron y se echaron a sus pies. Pedro de Candía, considerando la maravilla de Dios Nuestro Señor, y cobrando más ánimo con ella, se bajó a traer (pasar) la mano por las cabezas y lomos de los animales, y les puso la cruz encima, dando a entender a aquellos gentiles que la virtud de aquella insignia amansaba y quitaba la ferocidad de las fieras. Con lo cual acabaron de creer los indios que era hijo del Sol…” Con este trascendental prodigio, que infundió en los aborígenes la creencia en el poder maravilloso de la Cruz y preparó así su conversión definitiva.
Garcilaso (Inca de la Vega) La conquista del Peru (1617) BUR, Milano 2001
[5] http://it.wikipedia.org/wiki/Pedro_de_Candia
[6] http://it.wikipedia.org/wiki/Pedro_de_Candia
[7] http://apellidositalianosperu.blogspot.com/ , http://www.palimpalem.com/2/italianosenperu/index.html
[8] http://apellidositalianosperu.blogspot.com/
[9] Rapporto italiani nel mondo 2008”, Fondazione Migrantes, Roma, Edizione IDOS, settembre 2008
Tratto dal libro “Destinazione Perù” di Flavia Colle e Aldo Rozzi Marin, pubblicazione promossa dalla Regione del Veneto, Assessorato Flussi Migratori e realizzata dall’Associazione Veneti nel Mondo (Camisano Vicentino (Vicenza), Tipografia Ga.Bo, Marzo 2010).