LA FAMIGLIA BRAGHETTO IN CILE
Italo Braghetto ci racconta: “La nostra storia incomincia a Padova nel 1891. Francesco Braghetto figlio di Vittorio Braghetto ed Amalia Gatto, nacque il 29 maggio 1891.
Si laurea all’Università di Padova in meccanica e si trasferisce con una ditta tedesca in piena Prima Guerra Mondiale in Argentina. Arriva nel 1915 e lavora nella costruzione di una diga per una centrale idroelettrica a Cacheuta vicino alla città di Mendoza. Poi decide di attraversare le Ande ed arriva a Santiago nel 1916. Lavora come ingegnere nella costruzione d`una piccola centrale idroelettrica nel Cajón del Maipo vicino a Santiago. Pensate un giovane ventenne, che si trovava a lavorare lontano da casa sua, dalla sua famiglia, del suo Paese, non credo che sia stata una vita molto piacevole o felice. Io penso che in quei momenti di solitudine, nostalgia, e perché no, di amarezze, non so che sentimenti abbia provato il mio “caro” nonno. Però fortunatamente lì conosce Amanda la sua futura moglie e con lei nasce la famiglia Braghetto in Cile.
Nacque Vittorio nel 1919, ma sfortunatamente morì pochi mesi dopo. Il 12 maggio del 1921 nacque mio papà Orazio, poi Ferruccio nel 1924, Giuseppina nel 1927 ed Antonio nel 1935.
Se dovessi descrivere o raccontare quello che ha fatto mio nonno in Cile posso dire, senza ombra di dubbio: tante cose per bene!
Innanzitutto portare avanti la sua famiglia con dei valori positivi, anche se ne ha tralasciato alcuni come ad esempio, il fatto che mio padre e i miei zii non parlano italiano, perché lui non lo conosceva bene, ma si esprimeva solo in dialetto padovano oppure per l’influenza della mamma cilena. Comunque era un uomo intelligente e un gran lavoratore, il senso del lavoro è il valore che ha trasmesso a tutti noi discendenti.
Diventa capo ingegnere della più importante ditta di vetro a Santiago Cristalerías de Cile, ma a causa delle sue idee politiche venne allontanato dall’azienda. Ma con l’orgoglio e il suo personale impegno fonda un suo proprio “taller” meccanico e così costruisce la prima macchina per fare i bulbi per lampadine in Cile che faceva il lavoro di cento uomini, fabbricando così 7.400 tubi di lampadine al giorno .
Cambiò il suo interesse e insieme ai due figli, Orazio e Ferruccio costruì una fonderia per il ferro che dopo alcuni anni si trasformò in uno stabilimento di riparazione e manutenzione di automobili, camion, autobus, ed altri lavori di meccanica generale.
Poi intraprende un’attività nel trasporto pubblico e fonda la linea d´autobus tra Santiago – San Bernardo – Puente Alto, dei paesi vicini al di fuori di Santiago facendo trasporto con le “gondole” importate dagli Stati Uniti, attività che svolse fino alla sua morte.
Amante della vita in mezzo alla natura trascorreva le vacanze al mare vicino a Santiago, luoghi che noi, suoi nipoti, abbiamo conosciuto grazie a lui perché ci andavamo da piccoli, visitavamo il porto di San Antonio e posti come Llolleo, Cartagena, Las Cruces, El Tabo, posti dove andiamo tuttora in vacanza e anche oggi abbiamo nostra villa al mare.
Il suo hobby preferito era il giardinaggio, le piante, soprattutto le rose, aveva una grande villa con il giardino, alberi da frutta, conigli, polli, pecore, una vacca, e un bel vivaio de rose.
Lì noi abbiamo vissuto la nostra infanzia.”
I BRAGHETTO D`OGGI
Italo ci parla dei della famiglia. “Orazio mio padre si è sposato con Cristina, mia mamma. Siamo tre fratelli: Italo, Annamaria ed Aldo. Abbiamo frequentato le scuole dai Salesiani Don Bosco e mia sorella al liceo Maria Ausiliatrice. Io sono diventato medico-chirurgo, Annamaria avvocato ed Aldo è entrato nella Forza Aerea del Cile. Tutti e tre siamo sposati, ed io, Italo, ho due figlie, Romina e Francesca, la prima già sposata e con grande gioia ho due belle nipotine, Renata e Martina.
I nostri genitori ci hanno trasmesso i valori cristiani della famiglia, l´amore verso il prossimo, il senso del dovere e così via. E ringraziamo Dio che ci ha regalato una vita familiare e professionale che ci ha portato a svolgere dignitosamente e orgogliosamente dei lavori di prestigio. Io sono diventato Professore di chirurgia all´Università del Cile, Direttore generale dell´Ospedale Universitario ed oggi Presidente della Società di Chirurgia del Cile e Presidente della Federazione latinoamericana di Chirurgia incarico avuto recentemente nel 2007.
Francesca, l’altra mia figlia, è Ingegnere agrario e lavora come insegnante di turismo rurale e ambientale all’Istituto DUOC della Università Cattolica di Santiago. Lei ha vinto due borse di studio all´Università di Siena ed anche all’Istituto di Alberghiero a Belluno.
Aldo mio fratello colonnello della Forza aerea del Cile, sposato con Claudia, hanno avuto 3 figli: Giuseppina (studentessa universitaria), Gianfranco, Paolo e Alessandro ancora alla scuola media. Mio fratello è diventato colonnello della Forza aerea del Cile e in questo momento è capo dell’Unità di artiglieria antiaerea a Punta Arenas nel sud del Cile.
La famiglia che é rimasta a Padova purtroppo non ha il cognome Barghetto ma sono Cortella e Cremonini, con la quale abbiamo un bellissimo rapporto tuttora.”
ANTONIO ANDRÉS BRAGHETTO VERGARA
Professione: Generale della Forza Aerea del Cile (in pensione) Amministratore Pubblico (laureato alla Facoltà di Scienze Politiche e Amministrative dell’Università del Cile). Attuali attività: Professore della Scuola di Aviazione. Consulente della Divisione di Educazione della Forza Aerea. Coniuge: Juanita Aránguiz González. Figli: Marcela, Educatrice infantile. Antonio, Ingegnere commerciale ed Ezio, Avvocato.
Antonio con orgoglio dice. “In quanto figlio di un padovano, i miei primi ricordi sono legati a ciò che mio padre mantenne sempre vivo nel suo cuore: l’amore verso la sua Patria. Dal momento che mia madre era cilena in casa si parlava esclusivamente spagnolo, ma ascoltavamo sempre le notizie alla radio che ci tenevano informati sull’Italia e sui risultati della Seconda Guerra Mondiale. All’epoca io avevo circa quattro o conque anni, ma conservo dei ricordi che mi hanno segnato per tutta la vita. Mi svegliavo alle cinque e mezza con il suono della radio che diffondeva notizie dall’Italia, insieme all’aroma del caffelatte che mia madre preparava tutte le mattine per colazione a mio padre. Io cercavo di capire quello che succedeva nella terra dalla quale proveniva il mio progenitore, quella terra che lui tanto amava e di cui sentiva la mancanza. Iniziò allora a formarsi nella mia mente infantile un mondo di fantasia su questa città dove mio padre era nato: Padova. La mia immaginazione correva veloce attraverso luoghi e territori che conoscevo solo attraverso i racconti di mio padre, ma che mi sembravano fantastici, quasi fossero favole di fate. Le immagini di nonna Amalia, zia Ida e zia Tilda, così come quelle dei miei cugini padovani e romani, erano più reali perché avevamo delle fotografie che ci inviavano nelle lettere, ma il resto delle immagini erano quasi mitiche. Naturalmente all’epoca la comunicazione non era facile, durante la guerra si interruppe e riprese al termine dei conflitti. Allora arrivarono le brutte notizie: la morte della nonna, dello zio Alberto, del cugino Francesco, ecc. Nella mia mente iniziò a crescere sempre di più l’immagine sognata, mitica, dell’Italia, del Veneto, di Padova, fino a raggiungere proporzioni enormi. E insieme cresceva anche il sentimento di appartenenza a tutto questo, che si ingrandì nel tempo e soprattutto dopo la morte della persona che, sia direttamente sia indirettamente, forgiò il mio amore per questa terra che iniziai a sentire anche un poco mia: mio padre. Passarono gli anni e mio nipote Italo ebbe la fortuna di ricevere una borsa di studio in medicina a Roma. Per motivi professionali, in quegli stessi anni ebbi l’opportunità di andare in Italia. Nonostante ci fossi già stato, quella fu l’occasione in cui, assieme a mio nipote, conobbi la nostra famiglia italiana, sia padovana sia romana. Fu allora che si produsse la felice coincidenza di poter vivere ciò che avevo immaginato da bambino. Fu come conoscere un paese che mi era stato descritto nei racconti da bambino. Tutto quello che esisteva solo nella mia mente e nella mia immaginazione d’un tratto divenne realtà. Si rafforzò il sentimento di rispetto e affetto per questa terra, la terra dei miei antenati; e ancor di più si rinsaldò quando, nel corso di altre mie visite in Italia, ebbi l’opportunità di vivere a stretto contatto con i miei familiari. Per questo accettai di essere Vicepresidente prima e Presidente poi della nostra amata Associazione Veneta. Per questo non mi sento estraneo ai tesori sentimentali di mio padre: l’Italia, il Veneto e Padova, che gelosamente conservo nel mio cuore italo-cileno, come il migliore omaggio a una delle persone che mi donò la vita e che fu italiano, veneto e padovano fino alla sua morte.”
ITALO BRAGHETTO
Italo Baghetto ci accoglie con la famiglia, nella sua villa di Santiago. Un’abitazione molto curata che trasuda onore, caparbietà, senso del dovere e la grinta di chi ce l’ha fatta ad essere uno che conta. Un uomo importante perché grazie alle sue doti intellettuali e fisiche, l’abilità delle sue mani, è diventato uno stimato chirurgo e Direttore Generale dell’Ospedale Clinico della Universidad de Chile, il principale centro sanitario del paese. Ma non solo, infatti, data la sua importante preparazione è titolare del Dipartimento di Chirurgia della Facoltà di Medicina della stessa Università.
Il professor Italo Braghetto, come abbiamo riportato precedentemente è nipote di Francesco Braghetto. È nato in Cile nel 1948, suo padre si chiamava Orazio ed era il secondo dei cinque figli di Francesco. Italo ha una sorella, Anna Maria e un fratello, Aldo. Ha sempre avuto un occhio per l’Italia, infatti, dopo essersi laureato in Medicina e ottenuto la specialità in chirurgia, vinse una borsa di studio all’Università La Sapienza di Roma ed ebbe l’opportunità di studiare con il professor Giuseppe Grassi, chirurgo di fama internazionale. Ma ebbe molti riconoscimenti nazionali e internazionali. Un premio gli permise di studiare e specializzarsi ulteriormente negli Stati Uniti d’America. Ha all’attivo molte pubblicazioni di suoi studi relativi alla chirurgia sulle riviste specializzate sia del Cile che mondiali.
Ma ecco quello che pensa: “Mi sento perfettamente integrato, forse perché sono di terza generazione, ma il sentimento di appartenenza veneta c’è sempre. Infatti, noi parliamo tutti italiano, io e la mia famiglia, continuiamo le tradizioni e valori italiani, quali la famiglia, la religione, la cultura. Io sento fortemente la volontà di riuscire, di impegnarmi al massimo, dare il meglio di me, ho una forte volontà e penso che molto di tutto questo me lo abbia insegnato e trasmesso mio nonno. Anche se devo dire i valori veneti, non si discostano molo da quelli cileni. Avrei avuto l’opportunità di rimanere in Italia a lavorare, ma ho preferito ritornare in Cile.”
GINO BRAGHETTO
Gino Braghetto è un ingegnere Aeronautico che ha fatto la sua vita con passione nel campo dell’ingegneria, nel disegno degli aeroplani e nella meccanica, procurandosi una professione che lo ha impegnato molto ha una vita piena di successi lavorando sia in Cile che all’estero nell’ambito delle meccanica degli aeroplani e in quello della meccanica in generale.
Si è sposato due volte ha avuto cinque figli, Loredana e Andreina del primo matrimonio, Bruno, Stefano e Franco del secondo. La seconda moglie Veronica Catoni con discendenza italiana è anche lei Ingegnere. Loredana la prima figlia è giornalista di professione, adesso si trova in Canada perché sta frequentando un master nell’ambito delle scienze politiche. Andreina la seconda figlia è odontoiatra. Bruno, Stefano e Franco, data la loro giovane età, sono tutti studenti delle scuole medie.
Gino dice. “Sento che per tutta la mia vita ho portato l´Italia nel cuore e nel sangue, ogni volta che ho realizzato un lavoro di design tutto è sempre andato per il meglio, come se mio nonno fosse stato dentro di me. Questo sentimento che ho dentro mi ha fatto superare tutti gli ostacoli della vita, con il pensiero di fare ogni giorno qualcosa di nuovo e con la sicurezza di fare tutto con successo.”
FERRUCCIO BRAGHETTO
Ferruccio Braghetto figlio di Francesco. Ha avuto tre figli: Gino, Lea e Marco Antonio. Gino, Ingegnere Aeronautico, che ha avuto cinque figli. Lea, segretaria in uno studio medico, ha avuto due figli, Carlo e Daniela, Informatico e Ingegnera Marco Antonio filosofo, ha avuto due figli: Marco Antonio e Barbara tutti e due giornalisti.
Tratto dal libro “Destinazione Cile” di Flavia Colle e Aldo Rozzi Marin, pubblicazione promossa dalla Regione del Veneto, Assessorato ai Flussi Migratori e realizzata dall’Associazione Veneti nel Mondo, in partenariato con l’Associazione Veneta del Cile e l’Associazioni Imprenditori Veneti in Cile. (Tipografia Grafica Corma – Grisignano di Zocco, Vicenza. Maggio 2008)