ANNALUCIA FASSON – PADOVA
Un viso dolce e sereno. Annalucia arriva al nostro incontro con la mamma Anna Llosa Meza e ci racconta quello che si ricorda partendo dai parenti più lontani. Ci dimostra che ha ben chiare le sue origini. “Mio nonno si chiamava Mario Pietro Fasson, nacque a Padova nel 1914. Si sposò con Lucia Rizzo ed ebbero due figli: Liliana Anna e Luciano Giancarlo, mio padre. Purtroppo mia nonna morì nel dare alla luce mio padre, dopo soli due anni di matrimonio. Questa brutta esperienza fece sì che io rimanessi figlia unica, perché mio padre aveva il terrore che mia madre morisse nel dare alla luce un altro figlio. Ma ritornando al nonno, venne in Perù nel 1950 con un contratto di lavoro. Era ingegnere meccanico. Dopo varie esperienze si stabilì a Mancora, nel nord, dove venne eletto sindaco della città dal 1970 al ’73. Qui aprì un ristorante, che diventò in poco tempo molto rinomato, il BAR ESPADA, era conosciuto soprattutto per i piatti di pesce. Mio nonno entrò anche a far parte del Lions Club della città di Piura. Si sposò con una peruviana, Rita Céspedes. Dopo alcuni anni, la sorella di mio padre, Liliana Anna si sposò con l’ingegnere Heriberto (Beto) Alvarado Ponce, di origini peruviane ed ebbero quattro figli: Carlos, Fabiola, Giovanna e Sergio. Anche mio padre sposò una peruviana, Anna Llosa Meza.
La mamma mi raccontava che il papà lavorava a San Diego, negli Stati Uniti, come capitano in una nave da pesca. Un giorno venne a Lima per partecipare al matrimonio di un suo collega. La mamma era amica della sposa. Durante il matrimonio si conobbero e si innamorarono a prima vista. La mamma non voleva sposare un marinaio, si sa bene la fama che hanno, e gli chiese di scegliere. O la moglie o la nave. Per fortuna mio padre scelse la moglie. Si sposarono nel 1973, si stabilirono a Lima e dopo un po’ arrivai io.
Mio padre decise di aprire un’impresa di trasporti. Una cosa che non scorderò mai è che metteva sempre la bandiera italiana sui camion. A casa molte volte cucinava lui. Il suo piatto preferito era il risotto con lo zafferano e la prelibata polenta che mangiava con il contorno di ragù di carne. Per non dimenticare gli ossibuchi. Ma anche la pasta mancava poche volte. Le tagliatelle, gli spaghetti, le fettuccine. La mamma mi racconta che appena sposati, lui mise subito in chiaro che avrebbe cucinato la pasta e lei gli disse: “Non mi farai mica mangiare pasta tutti i giorni!” e lui rispose “Secondo te dovrei mangiare io riso tutti i giorni?”. Finirono, come fanno gli innamorati, a mangiare un giorno pasta e un giorno riso. Comunque sempre con il sottofondo di canzoni italiane.
Sono proprio contenta che mio padre mi abbia insegnato gli usi e costumi italiani e veneti. Per continuare la tradizione italiana mi sono iscritta alla scuola Antonio Raimondi, dove ho ottenuto il premio Eccellenza con la medaglia d’oro grazie ai miei ottimi voti. Dopo le superiori, mi sono laureata in giurisprudenza all’università di Lima. Ho scelto questa facoltà perché sento che dentro di me ho un forte senso della giustizia. Ora sto completando un master in Diritto Commerciale e Finanza all’università ESAN.
Il fatto di avere metà sangue veneto che scorre nelle mie vene mi fa sentire orgogliosa delle mie radici. Appartengo al Circolo Sportivo Italiano e all’Associazione Veneti nel Mondo. Sono andata in Italia a quindici anni, per la prima volta, da sola.
Fu una sensazione indimenticabile, splendida. Ho visitato Venezia, Bologna, Firenze e Roma. Sinceramente non vedo l’ora di ritornarci, però questa volta non come turista, ma ho il desiderio di andare a Padova per visitare la tomba della nonna, portarle i miei fiori e il mio sorriso.
Ora che mio padre non c’è più, mi rendo conto che il vuoto lasciato è incolmabile, anche se ho fatto tesoro dei suoi insegnamenti. So che vive in me. Ringrazio la mamma che mi ha sempre incentivato e spronato perché mantenessi la parte di italianità che possiedo. Basti pensare che abbiamo tutte e due il passaporto italiano e prima o poi andremo insieme in Italia.”
Tratto dal libro “Destinazione Perù” degli autori Flavia Colle e Aldo Rozzi Marin, pubblicazione promossa dalla Regione del Veneto, Assessorato Flussi Migratori e realizzata dall’Associazione Veneti nel Mondo (Camisano Vicentino (Vicenza), Tipografia Ga.Bo, Marzo 2010).