ORIETTA MARIN – Belluno
Abbiamo incontrato Orietta Marin nell’albergo di Lima; una signora distinta, elegantemente vestita, assieme al fratello Giulio. Suo padre, Mario Marin era nato a Feltre l’11 novembre 1908, ed era uno dei nove figli avuti da Giuseppe Marin e Angela Raveane, a loro volta nati e cresciuti a Pez di Cesiomaggiore.
Gli occhi le si illuminano nel raccontare la storia della sua famiglia: “Ricordo le storie di mio padre durante la seconda guerra mondiale. Era un alpino, però, a differenza dei suoi fratelli, lui non è partito per il fronte. Se penso che di uno di loro, Raimondo, ancora la nostra famiglia spera di ritrovare il corpo… Anche lui alpino del battaglione Giulia, è sparito sul fronte russo, vicino a Stalingrado (oggi nuovamente chiamata Volgograd, n.d.r.). Mia cugina Anna Maria, di recente, mi ha detto che i suoi resti giacciono in una fossa comune di un campo di concentramento russo, motivo per cui non può essere rimpatriato.
Mario, invece, è rimasto in caserma a Belluno. Mi raccontava che gli ha fatto impressione aver visto Mussolini e Hitler quando si sono incontrati a Feltre nel luglio del 1943, in piena Seconda Guerra Mondiale. Dopo essere arrivati in stazione ferroviaria sono andati a Villa Gaggia, a vari chilometri dalla città. Fu uno degli ultimi atti di Mussolini in pubblico come capo del governo del Regno, che cadrà pochi giorni dopo, il 25 luglio.
Durante la guerra mio papà ha sposato Fernanda Da Rold, nata il 29 dicembre 1917 a Belluno, città dove sono nata anche io il 29 settembre del 1942.
Quando la guerra finisce, nasce mio fratello Giulio, e mio padre, che faceva l’elettricista, cercando di migliorare le prospettive economiche, decide di partire per l’estero come tanti suoi concittadini. Erano gli anni del dopoguerra e mancava il lavoro.
Non sapeva però dove andare. Ha chiesto il visto per il Canada, per il Venezuela e per l’Argentina. Il primo visto che è stato autorizzato era per l’Argentina. In Argentina c’era lavoro e c’era anche sua sorella Amalia, Amalia Marin. Così nel 1949 parte in nave per l’Argentina. Una volta arrivato prende il treno per Mendoza per incontrare sua sorella. Lì decide di aprire una officina che si dedica a ribobinare i motori, e lì aspetta l’arrivo della famiglia, partita dall’Italia con la nave “Uso di Mare”. Mia mamma appena arrivata lavora come sarta.
A Mendoza la famiglia è rimasta per pochi anni. Mio padre aveva deciso di rientrare in Italia. Ma un suo amico, il Console del Perù, che era a Mendoza, lo convinse a fermarsi un tempo in Perù prima di rientrare a Belluno perché c’erano delle ottime opportunità di lavoro. E così fece nel 1954. Arrivato in Perù ha lavorato per l’impresa Cerro Pasco Corporation, nelle miniere che sono a 2.700 metri di altitudine.
Mia mamma, mio fratello e io lo abbiamo raggiunto dopo e ci siamo stabiliti a Lima.
Le aspettative di mio padre erano quelle di avere una migliore situazione economica ma la realtà era più complicata di quanto si potesse immaginare. Chi emigrava in Perù trovava difficoltà con la lingua e un ambiente sociale molto diverso.
Ogni mese vedevamo mio padre che tornava a Lima per incontrarci. Questo per tre anni finché con un socio napoletano non ha aperto un bar ristorante a Lima.
Quando penso a mio padre, lo ricordo raccontandoci le storie della guerra, …ai nipoti ha insegnato le canzoni alpine, tra queste la famosa Quel mazzolin di fiori. Sognava di tornare in Veneto, alla sua terra, alle sue montagne, che erano la sua grande passione. Era buono, allegro, gentile, onesto e un grande lavoratore. Mio padre è deceduto nel 1996.
Mia mamma, invece, ha sempre fatto la sarta, e con gli anni è diventata une delle migliore sarte di Lima. Cuciva gli abiti per le persone più in vista della società peruviana: per la Signora Maria Delgado de Odria, moglie di Manuel Arturo Odría Amoretti, che è stato Presidente del Perù dall’ottobre 1948 al luglio 1956, per imprenditori, bancari e gente di cultura.
Per quanto mi riguarda, io e mio fratello Giulio abbiamo frequentato la scuola italiana Antonio Raimondi, fondata nel 1930, al tempo di Mussolini, nella prima sede che questa scuola ha avuto a Lima. In quel tempo sono nate le nostre amicizie in Perù.
Ho completato i miei studi presso l’Instituto Peruano de Economía y Administración e nella Escuela Superior de Aministración E.S.A.E. e poi ho trovato impiego in banca. Sono andata a lavorare al Banco di Credito del Perù. La banca era di origine italiana, e si chiamava appunto Banco italiano, ma durante la seconda Guerra Mondiale, ha cambiato nome. Questo quando il Perù, che fin dall’inizio della seconda Guerra Mondiale aveva dimostrato la chiara intenzione di cooperare con gli Stati Uniti, dichiarò la guerra all’Asse e al Giappone nel febbraio del 1945.
Sicuramente il fatto di essere italiana mi ha aiutato a trovare il lavoro in banca. Dopo, fino al 2004, ho lavorato nell’Ufficio di rappresentanza della Banque Sudameris, anche questa in parte di origine italiana. E adesso continuo a lavorare in questo settore presso la banca privata BNP Paribas.
Per il lavoro che ho svolto in Perù, il governo italiano mi ha concesso il 1 maggio 2004 la decorazione della “Stella al merito del lavoro, con il titolo di Maestro del Lavoro”. Al governo italiano aveva proposto di attribuirmi questo riconoscimento il Comites del Perù attraverso il suo Presidente Giovanni Defendi.
Sono tornata in Italia varie volte. La prima volta, via nave, nel 1964. Sono in contatto con la famiglia a Belluno. Mi piacerebbe vivere sei mesi all’anno nel Veneto, perché mi sento veneta e parte della mia famiglia risiede lì; il resto del tempo starei in Perù dove ho parte delle mie radici e le mie amicizie.
L’esperienza dell’emigrazione che abbiamo vissuto ci ha arricchito molto come persone. Ci ha permesso di conoscere altre realtà, e ci ha permesso di vedere la vita da un’altra prospettiva. Consiglierei questa esperienza ad altre persone.
Qui in Perù abbiamo sempre vissuto con uno stile di vita veneto, con le sue abitudini culinarie e parlando il dialetto veneto, fino ai nostri giorni. All’inizio le differenze culturali sono stati notevoli ma ci siamo integrati perfettamente. Io mi sento veneta; per me essere veneta è la mia forma di vita.
Ritengo che sia molto importante la presenza dell’associazione Veneti nel Mondo perché mantiene le nostre radici. Ricordo con piacere la cena che ha organizzato nel 2008 e che si è svolta presso il ristorante Costa Verde, dove abbiamo potuto contare sulla partecipazione dell’assessore ai flussi migratori Oscar De Bona che è proprio di Belluno.
Quel mazzolin di fiori
Quel mazzolin di fiori
che vien dalla montagna
bada ben che non si bagna
chè lo voglio regalar,
bada ben che non si bagna
chè lo voglio regalar.
Lo voglio regalare
perchè l’è un bel mazzetto,
lo voglio dare al mio moretto
stasera quando vien,
lo voglio dare al mio moretto
stasera quando vien.
Stasera quando vien
gli fo una brutta cera;
e perchè Sabato di sera
lui non è vegnù da me,
e perchè Sabato di sera
lui non è vegnù da me.
Non l’è vegnù da me,
l’è andà dalla Rosina…
Perchè mi son poverina
mi fa pianger e sospirar,
perchè mi son poverina
mi fa pianger e sospirar.
Mi fa piangere e sospirare
sul letto dei lamenti
e che mai diran le genti,
cosa mai diran di me,
e che mai diran le genti,
cosa mai diran di me.
Diran che son tradita,
tradita nell’amore
e a me mi piange il cuore
e per sempre piangerà,
e a me mi piange il cuore
e per sempre piangerà.
Abbandonato il primo,
abbandonà il secondo,
abbandono tutto il mondo
e non mi marito più,
abbandono tutto il mondo
e non mi marito più[1].
[1] Fonte: http://www.anadomodossola.it/varie/testi%20canzoni/Testi%20Canzoni%20Alpini.htm#QUEL%20MAZZOLIN%20DI%20FIORI
Giulio Marin – Belluno
Io sono nato a Belluno, il 21 marzo 1947. Come mia sorella ho frequentato la scuola italiana Antonio Raimondi. All’epoca questa scuola aveva una parte femminile, gestita dalla Congregazione cattolica Sant’Anna e una parte maschile. Tutta l’amministrazione, allora, era italiana. Ho i migliori ricordi di questo periodo e fino ad oggi mi ritrovo con i miei compagni di scuola.
Finita la scuola sono andato all’Università Nazionale di Lima a studiare ingegneria, specializzandomi nel settore del petrolio. Mi sono laureato nell’area esplorazioni e con il mio lavoro ho girato tutta l’America: oltre al Perù sono stato in Venezuela nel ’76, Repubblica Dominicana nel ’79, Nicaragua, Venezuela di nuovo, in Cile dal ’91 al ’97 da dove andavo tra il ’93 e il ’97 a Rio Gallegos, Patagonia argentina, e sullo stretto di Magellano. Tornato in Perù nel 1997 ho lavorato per dieci anni come Gerente General de operaciones (Direttore Generale delle attività) in una importante impresa. Adesso lavoro con una azienda canadese, sempre nello stesso settore, nell’amazzonia peruviana.
Mi sono sposato nel 1975 con una peruviana, Carola Amelia Erausquin Fergusson, e ho tre figli. Il primo è Giulio Cesare, nato il 26 giugno 1976, di professione biologo marino. Risiede attualmente in Spagna dove si è sposato con Araceli Gabaldon, cittadina spagnola.
Fotografia del matrimonio di Giulio Cesare Marin. Da sinistra: la sorella Daniela Fernanda Marin, il padre Giulio Marin, la moglie Araceli Gabaldon, Giulio Cesare Marin, la mamma Carola Amelia Erausquin Fergusson e la sorella Carla Giuliana Marin,
Dopo, in Venezuela, è nata Daniela Fernanda, il 26 agosto 1977, che attualmente risiede a Lima come sua sorella Carla Giuliana, la terza, nata il 25 maggio 1984 nella Repubblica Dominicana, oggi studentessa di Administración de Empresas presso l’Instituto San Ignacio de Loyola di Lima.
Non vivrei in Italia, tornerei nella Repubblica Dominicana. Questo non significa che non mi senta italiano, che per me è essere bellunese. Dovunque sono stato, ho mantenuto il mio amore per l’Italia. Una solo volta sono tornato in Italia. Avevo 28 anni e sono andato a Belluno dove ho incontrato i miei parenti, con cui ricordo di aver parlato in veneto. Erano contenti del mio dialetto, perché le mie parole e le mie frasi erano arcaiche.
Io ci tengo alle mie radici. Mi rimprovero solo il fatto che purtroppo essendo in giro per il mondo non ho potuto trasmettere tutta la cultura veneta ai miei figli, a cominciare dalla lingua. Il Veneto per me è parlare in lingua veneta, è mangiare veneto.
Daniela Fernanda Marin – Belluno
Daniela Fernanda, figlia di Giulio, è nata in Venezuela. Dopo la scuola ha studiato pubblicità in Cile, disegno grafico in Perù, si è laureata in disegno grafico in Repubblica Dominicana presso l’Altos De Chavon-Parsons New York e ha fatto un master, sempre in disegno, a Buenos Aires. Mi saluta come se fossimo parenti perché dice che assomiglio a suo fratello.
Vivo da un anno in Perù, dove sto lanciando un marchio di vestiti uomo-donna “Maria Lima” (www.marialima.com.pe). I vestiti sono in cotone peruviano. Aprirò un locale a Lima e negli anni successivi in altri parti del Sud America. Anche nel mio lavoro mi ispiro molto al design italiano e al made in Italy.
Sono molto orgogliosa delle mie origini venete. Sono stata due volte in Italia, dove ho visitato il Veneto e Belluno. La prima volta con i nonni nel 1987, quando avevo 9 anni. Ricordo con piacere il cibo e le volte che andavamo nell’orto. L’orto era una novità per me. L’altra cosa con cui mi identifico è la vita familiare, l’unità della famiglia. Le domeniche in famiglia. Ricordo che tutti i parenti mi venivano a trovare; li ho conosciuti tutti. La seconda volta sono tornata nel 1999 a 21 anni. Mi piacerebbe tornare a Belluno e trovarli nuovamente. Io sono parte di questa famiglia.
Vedo positivamente l’esistenza dell’associazione Veneti nel Mondo onlus, e qui in Perù parteciperò al Circolo dell’associazione più attivamente. Non dobbiamo lasciar passare il tempo, perché sennò rischiamo che tutta la nostra storia, la nostra memoria, venga dimenticata e, peggio ancora, che non ci sia continuità. Io vedo il mio futuro anche se fisicamente non vivo in Italia, sempre legato al Veneto e a Belluno. Vorrei, se un giorno avrò dei figli, che loro mantenessero questo legame.
Tratto dal libro “Destinazione Perù” degli autori Flavia Colle e Aldo Rozzi Marin, pubblicazione promossa dalla Regione del Veneto, Assessorato Flussi Migratori e realizzata dall’Associazione Veneti nel Mondo (Camisano Vicentino (Vicenza), Tipografia Ga.Bo, Marzo 2010).