AMALIA PAVANEL – Lughignano – Treviso
Una donna veramente energica che sa farsi valere nella vita, imprenditrice di successo, sempre disponibile sia nei confronti della sua famiglia, che cura amorevolmente, sia nei confronti della “grande famiglia dei Veneti nel Mondo” di cui è l’ottima presidente.
Durante il nostro soggiorno in Perù per raccogliere le testimonianze dei nostri veneti, Amalia non si è risparmiata neanche un minuto e ciò fa capire quanto sia radicata in lei la passione e l’amore per il suo Veneto. Tra una chiamata e l`altra del suo cellulare che non smette mai di suonare, racconta: “Sono nata a Monestrol, vicino a Tolosa, in Francia. La mia mamma Elidia Fava ed il mio papà Zefferino erano entrambi di origini
venete …da sempre credo. Lei era nata a San Donà di Piave e lui a Lughignano. Un po’ come ovunque, in quegl`anni post guerra, la situazione lavorativa era molto difficile, fu così che i miei genitori decisero di emigrare in Francia. Ricordo l’infanzia con molta allegria. Vivevamo in campagna ed io ero sempre a contatto con la natura, una sensazione che ho ancor oggi, ricordando quegl`anni, è un indescrivibile senso di libertà. Nel ’63, il mio papà decise di tornare in Veneto e di fare degli investimenti a Lughignano, nella piccola frazione di Casale Sul Sile, in provincia di Treviso. Lo accompagnammo solo io , che avevo 11 anni, e mia sorella maggiore Rina, anche se andammo a stare dalla zia Pierina, ci vedevamo con una certa frequenza. La zia era una persona veramente squisita, comprese subito come farci mancare la mamma il meno possibile e cercava di accontentarci in tutti i modi. A quattordici anni , tentando di recuperare l`anno scolastico che avevo perso sia per trasferimento da Tolosa, sia per non parlare correntemente l`italiano essendo nata ed avendo studiato alle elementari francesi, con amici e compagni di classe d`oltralpe, mi trasferi a Milano. Questa volta dallo zio Marcello che della dolcezza e comprensione della zia Pierina, aveva poco, anche se per lui e la zia Linda, sua moglie conservo molta gratitudine. La mattina lavoravo al ristorante della zio, dopopranzo facevo i compiti e poi andavo ai corsi serali. Preso il diploma di scuola media, recuperando l`anno, decisi di rimanere a Milano, pensavo ci fossero più opportunità, e fu così. Mi iscrissi al Bertarelli, un istituto per il turismo, una scuola nuova per quei tempi, che a me piaceva molto. Studiavo, lavoravo, studiavo e lavoravo. Gli anni del liceo passarono veloci e trovai anche il tempo di un viaggio a Londra per migliorare il mio inglese. Che ricordo la Londra di quegl`anni a cavallo tra i sessanta ed i settanta. Abbey Line, Trafalguar Square, i Beatles e quella vitalità che ha segnato tutta una generazione. Per fortuna il viaggio durò solo tre mesi, altrimenti mi sarei fermata lì.
Poco dopo il diploma, puntuale come le cose importanti che accadono nella vita di ciascuno di noi, mi arrivò una lettera della zia Angela, che circa dieci anni prima aveva fatto la scelta di emigrare in Perù . Mi invitava ad andare a trovarla considerandomi una nipote speciale, voleva che la raggiungessi per conoscere dove si era sistemata, considerando il biglietto che mi offriva, un premio per i miei buoni risultati scolastici. Non me lo feci ripetere due volte, avevo terminato gli studi e meritavo quel premio, amavo viaggiare ed avevo un grande spirito d`avventura. Non persi l’occasione anche se sinceramente a mio padre non andavo giù l`idea che io andassi così lontano, chissà forse se la sentiva che non sarei più tornata indietro. Non ero figlia unica, avevo ben quattro sorelle ed un fratello, Rina, Graziella, Liliana, Mirella e Luca, l’unico nato in Italia. Ma una figlia è sempre una figlia, comunque io parti, era il 1972.
A quei tempi la comunicazione non è come hai giorni nostri. Ricordo che persi una coincidenza e non riuscì ad avvertire la zia, così al mio arrivo a Lima, il giorno dopo del previsto, non trovai nessuno ad aspettarmi. Non mi persi d’animo, mi guardai attorno, e ricordo come se fosse oggi mi stordì la visione delle montagne brulle, desertiche con un colore grigio spento. Io che venivo dalle alpi francesi prima e dal vivo e verde Veneto, l`America la consideravo ancora più colorato e vivace, ed invece….. Poi andai in strada e vidi i micros, gli autobus locali. Sono degli autobus talmente piccoli e bassi che non riesci neanche a stare in piedi. In poche parole dei pulmini vecchi, sporchi e sempre stipati all’inverosimile, ricordavo il nome del quartiere che per fortuna era conosciuto, e feci una sorpresa alla spaventatissima zia, che aveva perso le mie tracce e già si sentiva responsabile della mia scomparsa!
Andai a vivere a casa sua. Dopo poco più di un mese dal mio arrivo a Lima, partimmo per un fantastico viaggio per conoscere il Sud America: Paraguay, Bolivia ed Argentina. Un gran lusso per quegl`anni. Arrivate ad Asunción, mi sembrava di essere ritornata in Europa. Le case avevano il tetto spiovente, non come a Lima, dove non piovendo quasi mai, le case non avevano tetti e poi era tornata la vegetazione che dopo solo un mese era la cosa che più mi mancava. era spettacolare. E che dire di Buenos Aires , mi ricordava alcune cose di Milano, caffè, edifici ed architetture europee, teatri e gran fermento. Fu davvero un gran viaggio!”
Appena ritornata a Lima, mi resi conto che dovevo imparare lo spagnolo e così mi iscrissi ad un corso di lingua, e non volendo pesare sulla zia ed essere più libera, cercai un lavoro. Chiamai l’Ambasciata e chiesi se serviva qualcuno che parlava l’italiano, mi dissero che stavano cercando una segretaria in Camera di Commercio Italiana. Detto fatto mi presentai, feci un colloquio e mi assunsero.
Lavorando nella Camera di Commercio, conobbi una signora peruviana che faceva la guida turistica e mi chiese se ero interessata a fare la guida per francesi e italiani. Accettai il mio secondo lavoro che facevo durante il fine settimana. Ma non mi bastava, non amavo il lavoro d`ufficio così tutti i giorni leggevo i giornali per vedere se c’era qualche lavoro interessante. Così fu, e trovai non solo un lavoro più attivo ma anche mio marito! Infatti venni assunta in una ditta di import – export con sede vicino al grande porto di Lima, il Callao. Essendo lontana da casa andavo spesso a pranzo alla San Remo , una famosa trattoria ed anche punto di ritrovo per la numerosa comunità italiana. Fu proprio lì che conobbi l’uomo che mi stregò e che sposai dopo un anno e mezzo dal primo incontro: Jorge Camilo Becerra. Dopo sposata non ho più dovuto lavorare e ben presto ho cominciato l`avventura di madre, infatti dopo nove mesi nacque la nostra prima figlia Ornella, poi seguirono Fabiola e Camila.
Passati gl`anni e cresciute le figlie, non mi soddisfaceva pienamente fare la casalinga, e così aprii tre negozi di abbigliamento. Comperavo la merce in Italia dove viaggiavo due volte l`anno, andavo a comperare l’abbigliamento , in Veneto, in Toscana, in Emilia Romagna avevo i miei fornitori.
Sempre comunque il mio punto d’arrivo era Treviso, casa della mamma che nel 1994 era divenuta vedova.
Nel ’95 una mia cliente, la signora Marta Bonivento, di origine veneziane, mi propose di entrare nell’Associazione Veneti nel Mondo . Al tempo il lavoro non mi consentiva troppe distrazioni, ricordo ancora il dispiacere di dover dire di no. Davvero non potevo. Però mi rimase sempre nel cuore l’idea, fino a quando nel 2000, lasciata l`attività, finalmente ebbi il tempo di dedicarmi all`associazione
Tanto più che c’era un bel gruppo di persone che avevano tanto spirito d’iniziativa e voglia di fare. Più li conoscevo e più mi veniva voglia di impegnarmi, mi appassionava veramente fino a quando, nel 2007, venni eletta presidente dell’Associazione Veneti nel Mondo Perù.
È un impegno che svolgo con immenso piacere tuttora e che mi dà molta soddisfazione.
Ornella Becerra PAVANEL – Lughignano – Treviso
“Narrano le cronache familiari che durante uno dei tanti viaggi che da piccolina con le mie sorelle facevamo a casa della nonna Elidia a Treviso, mi rifiutai di tornare in Perù. Dissi più o meno: “ voi andate io mi fermo qui”. Oggi io non ricordo il misfatto, pero si conservo tanta dolcezza per quei bei ricordi familiari. Sono Ornella, la primogenita di Amalia Pavanel e Jorge Becerra, dovendo descrivere un po i miei sentimenti rispetto alle radici venete della mamma, mi sento di affermare che mentre una volta era forte il richiamo ed era difficile affermare di essere metà italiana e meta peruviana, oggi con la globalizzazione è meno presente l’affermazione nazionale o nazionalistica, mentre si sostengo sono ancora importante i valori. Credo siano proprio questi l`eredità che la mamma vuole trasmetterci dalla sua terra d`origine e che ritiene siano davvero importanti. Valori come quello della familia, quello delle tradizioni in generale, della gastronomia, della lingua veneta e dell`italiano e tutte quelle cose che aiutano a formare la propria identità. Le radici insomma. Come il motto dell’associazione veneti nel mondo, Le radici profonde non gelano!
Adesso sono felicemente sposata qui in Perù dove, dopo una parentesi di lavoro all`estero viviamo con mio marito José Antonio, non pensando di spostarci por lo meno nei prossimi anni. Dalla scomparsa della nonna non sono più così frequenti i viaggi in Italia. E questo mi dispiace tantissimo. Credo si sia concluso un ciclo che mi ha lascitato tanti bei ricordi che non mancherò di trasmettere ai figli, assieme alla mia prima ribellione familiare. Per questo vedo di buon occhio e cerco sempre di aiutare il lavoro della mamma con l`asssociazione. Trovo lodevole il suo impegno che, tra l`altro, ci ha permesso di conoscere tantissimi veneti qui in Perù, e fare buone amicizie. Sono convinta , e questo libro ne è la prova, che la tradizione di amore per il Veneto e l`Italia continuerà ancora per molto nella mia famiglia!”
FABIOLA BECERRA PAVANEL – Lughignano – Treviso
Fabiola ha un viso dolce e generoso. “Sono nata a Lima nel 1981 da Amalia Pavanel di origini venete e Jorge Camilo Becerra di origini peruviane. Ho cominciato a capire che avevo origini italiane, quando mi sono resa conto che crescendo, e uscendo con gli amici, c’era tanto cibo peruviano che io non avevo mai assaggiato. La mamma faceva quasi sempre menu italiano. Quando sono andata a scuola, sapevo già due lingue, anche se davanti alle mie amiche peruviane non mi sembrava educato parlare in italiano, per non escluderle.
Durante l’adolescenza ho viaggiato in Europa e sono stata in Italia la prima volta a tre anni. Per un periodo quando avevo 7 anni ho frequentato tre mesi la scuola a Treviso. Ero alloggiata dalla nonna Elidia. Mi è piaciuto moltissimo. Mi ero fatta anche degli amici. Ero rimasta stupita a Treviso perché la scuola che frequentavo era mista, ragazzi e ragazze insieme. Mentre quella di Lima, dalle Orsoline, dove andavo io, era solo femminile. Però a Treviso si andava a scuola anche di sabato e quello non mi piaceva visto che da noi non era così. Mi entusiasmava molto giocare con la neve e stare con la famiglia, che vedevo poco. Parlo della nonna, che viveva in Veneto, le cugine, le zie si facevano in quattro per farci star bene. Ci portavano a mangiare il gelato e la pizza. Ho chiaro in mente che vicino alla casa della nonna c’era un laghetto ed io ci andavo spesso in bici.
Quando ritornai a scuola a Lima, i primi tempi non mi ricordavo più lo spagnolo e continuavo a parlare italiano fino a quando le insegnanti preoccupate chiamarono la mamma, così ripresi a parlare lo spagnolo che riaffiorò da solo nella mente. Mi sono sempre sentita parte ed identificata con l’Italia, visto che è la patria della metà della mia famiglia. In realtà mi sento più Pavanel, visto che vivo sempre con l’orologio sott’occhio, anche il mio tono di voce, non so perché ma mi sembra veneto. Per quanto riguarda avere la mamma impegnata nell’Associazione Veneti nel Mondo Perù mi fa molto piacere e quando posso l’aiuto volentieri, sia con sostegno morale che mettendo a disposizione il mio tempo per aiutarla nell’organizzazione.
Sono sposata con Gianfranco Salinas Squadrito, anche lui di origine italiana. Entrambi siamo sicuri che quando avremo dei figli, non faremo dimenticare loro le origini venete, gli faremo il passaporto italiano e li porteremo a conoscere il Veneto, l’Italia e i parenti”.
CAMILA BECERRA PAVANEL – Lughignano – Treviso
Camilla è una splendida ragazza di poco più di vent’anni, sicura di sé. È la figlia minore di Amalia Pavanel e di Jorge Camilo Becerra. Come tutti i giovani che si stanno affacciando alle sfide, gioie e dolori della vita, vive il presente. Ci racconta. “Sono nata a Lima nel 1986. Fin dalla mia infanzia ho imparato a parlare italiano in famiglia è così che la mamma si rivolgeva a me. Era diventato una cosa naturale, normale, mentre mio padre mi parlava in spagnolo. La nonna Angela, anzi io la chiamo nonna , ma in realtà è mia zia, anche lei mi ha sempre parlato solo in italiano. Comunque io sono nata in Perù e mi sento peruviana, con metà origini italiane.
Sono molto orgogliosa che mia mamma si dedichi alle sue radici venete e si prodighi allo sviluppo di questo in Perù, facendo sì che la comunità veneta si senta rappresentata al meglio. Anzi, io, che vedo costantemente la mamma darsi da fare, mi sento di dire che lo fa come se tutto il Veneto e i suoi abitanti in Perù fossero suoi parenti”.
ANGELA PAVANEL -Lughignano – Treviso
Amalia ci conduce da Angela Pavanel dicendoci che per lei è come una seconda mamma. Entriamo in casa, un’abitazione curata, ariosa. Troviamo anche la splendida nipote Eleonora Carloni.
Angela ci racconta: “Sono nata nel settembre del ’21 a Treviso, precisamente a Lughignano. Mio padre lavorava nel campo degli inerti, scavava la ghiaia nei fiumi e poi la portava dove stavano costruendo degli edifici, a Venezia.
Mi sono sposata nel marzo del 1940 con Carloni Albini. Mi ricordo molto bene dei bombardamenti della guerra. Infatti, la mia prima casa, a Milano, dove vivevo con mio marito, è stata bombardata.
Decisi poi di emigrare in Perù, perché a mio figlio Dino aveva fatto una proposta di lavoro allettante, come commercialista. Lui accettò ed io lo seguii molto volentieri. Arrivammo qui nel 1967, a Lima. Ci siamo sistemati in un appartamento nel quartiere Miraflores. La mia prima impressione del Perù non fu molto positiva perché vedevo che c’era disparità di trattamento tra le persone. Mi guardai attorno e siccome non volevo stare con le mani in mano, trovai lavoro. Presi un appalto per la ristorazione di una clinica privata. Dirigevo cinque uomini. Lavoravo molto ed era abbastanza redditizio. Mi dedicavo alla professione molto volentieri ed avevo veramente soddisfazione. Infatti, ho continuato per ben quindici anni. Preparavamo i pasti per trecento persone, degenti, esterni e il personale.
Il menù era principalmente italiano: ravioli, pasta col ragù, lasagne, pollo, pesce e carne. Ricevevo sempre molti complimenti per la mia cucina.
Ricordo che nell’85 smisi di lavorare. Una sera andai a cena in un ristorante cinese, un uomo che io non conoscevo si avvicinò al mio tavolo e mi fece un regalo ricordandosi dei miei manicaretti.
Ho viaggiato per tutto il Perù e devo dire che l’ho trovato meraviglioso. Ma la nostalgia dell’Italia era sempre tanta e dal 1970 in poi ci sono ritornata quasi tutti gli anni, con mio figlio. Andavamo a trovare i parenti che sono sempre stati molto affettuosi con me, soprattutto le zie. Di solito rimanevamo un mese.
Dal 1993 purtroppo, per problemi di salute, non posso più permettermi di affrontare un viaggio così lungo e quindi devo rimanere qui.
Il mio ricordo e la mia mente ritorna spesso indietro con gli anni nel mio Veneto, riaffiorano le mie emozioni vissute in quella terra e provo molta nostalgia.
Tratto dal libro “Destinazione Perù” degli autori Flavia Colle e Aldo Rozzi Marin, pubblicazione promossa dalla Regione del Veneto, Assessorato Flussi Migratori e realizzata dall’Associazione Veneti nel Mondo (Camisano Vicentino (Vicenza), Tipografia Ga.Bo, Marzo 2010).