GRUPPO SCOIATTOLI – CORTINA D’AMPEZZO – BELLUNO
SPEDIZIONE HUASCARAN 1976
In piedi da sinistra: Carlo Demenego, Orazio Apollonio, Sergio Lorenzi, Lorenzo Lorenzi (capo spedizione) Andrea Menardi, Bruno Menardi.
Prima fila da sinistra: Diego Zandanel, Alberto Dallago, Raniero Valleferro, Franz Dallago, Armando Dallago. Gruppo Scoiattoli di Cortina, Perù, Spedizione Huascaran, 1976
Andrea Gris ci racconta la spedizione durante la quale è accaduta la tragedia. “Scoiattoli dal 1973”. Il raffinato e colorato pocket-book che accompagna il dvd del film “Rosso ‘70”, emozionante e brillante docu-movie: storia e memorie di 70 anni d’alpinismo con gli Scoiattoli di Cortina d’Ampezzo (www.rosso70.it), è anche un archivio di date che sono entrate a far parte della storia dell’alpinismo mondiale. Dalle prime ascese nascoste e più rapide delle guide alpine del tempo dei dieci “scavezzacollo”, alla fine degli anni trenta, saltando al 1954 quando la celeberrima coppia formata da Achille Compagnoni e lo Scoiattolo Lino Lacedelli salì sulla cima del K2. Grande Lino, lo Scoiattolo più famoso del mondo. Dal ritorno in vetta sulla montagna delle montagne cinquant’anni dopo Lacedelli nel 2004, alla più recente vetta nepalese dell’Ama Dablam raggiunta nel 2009, i racconti sono inesorabilmente segnati dal tempo. Date e numeri si scandiscono la storia e riportano alla mente successi e dolori di una storia d’amicizia speciale. Nell’anno 1976 accadde la tragedia che attenua per un lungo periodo la schietta spavalderia dei forti rocciatori ampezzani e segna la storia del gruppo per sempre. Raniero Valleferro Sfero e Carlo Demenego Caisar sono Scoiattoli da tre anni. L’obiettivo della spedizione è la parete Nord dell’Huascarán. “Giunti da poco alla base della parete, la spedizione subisce la tragica morte dei due giovani alpinisti ampezzani Raniero Valleferro e Carlo Demenego uccisi da una valanga staccatasi dalla cima. Sconvolti per il dolore causato dalla scomparsa dei due amici, tutti decidono di rinunciare al tentativo e di ritornare in patria. Questo incidente segna l’interruzione del primo ciclo di spedizioni dirette sulle montagne sud americane e indirizza gli Scoiattoli verso nuovi orizzonti esplorativi”, scrive il compianto Giovanni Cenacchi, fedele penna “rossa” del gruppo ampezzano nel libro da lui realizzato in occasione del cinquantesimo anniversario del gruppo alpinistico. Lorenzo Lorenzi “è lo Scoiattolo che più frequentemente è scappato di casa per inseguire lontano il miraggio di montagne straniere. Quella delle spedizioni è una piacevole malattia che ha contagiato Lorenzo nel 1965 conferendo alla sua carriera alpinistica una nuova direzione” si sottolinea ancora a pag. 158 del libro che sfogliamo con forte emozione. Una fotografia ritrae lo stesso Lorenzi che volge le spalle alla parete Nord dell’Huascarán, teatro della tragedia degli “Scoiattoli dal 1973”, Raniero Valleferro e Carlo Demenego. Cenacchi, Giovanni per gli Scoiattoli, ad un certo punto dell’intervista con Lorenzo Lorenzi anticipa sulla carta quello che sul film “Rosso 70” è uno dei racconti più commoventi, intensi e emozionanti. “La spedizione che ricordo con più dolore, quella più faticosa da ogni punto di vista è l’Huascaran. È stata una pena terribile. Tutto stava andando bene, eravamo lì da pochi giorni e nonostante le grandi difficoltà su pareti di ghiaccio verticale e molto friabile la cima era ormai a portata di mano quando sono morti Carlo e Raniero: un grande dolore, si prova un senso di impotenza insopportabile …”. Le lacrime scivolano fin sul maglione rosso a Lorenzo e sempre il film le fa apparire in tutta la loro intensità narrativa che su carta, se non conosci di persona Lorenzo Lorenzi, non rendono così bene. “Quando sei lì e non puoi fare niente per cercare di salvare o almeno recuperare i corpi di due tuoi amici e non puoi fare altro che tornare a casa senza loro. È qualcosa di straziante. All’inizio pensi sempre che l’alpinismo sia un’assurdità, che appunto non vale la pena di rischiare tanto, poi ti accorgi che in ogni caso non puoi farci nulla. È il destino, se credi che nella vita non devi fare nulla di rischioso non dovresti più andare in macchina. Dopo l’Huascarán, può sembrare crudele, abbiamo subito pensato a ripartire. Quel giorno quando abbiamo recuperato poco più di un guanto dei nostri amici Scoiattoli e siamo ritornati a casa abbiamo imparato che un alpinista deve continuare a fare quello che gli piace fare senza fermare la sua voglia di libertà e anche chi rimane lassù siamo certi che pensi questo. C’è una strana forza che ti aiuta a superare questi momenti, queste tragedie personali.
Credo che tutti i montanari, qualunque sia la loro origine, abbiano un cuore grandissimo.”
Tratto dal libro “Destinazione Perù” degli autori Flavia Colle e Aldo Rozzi Marin, pubblicazione promossa dalla Regione del Veneto, Assessorato Flussi Migratori e realizzata dall’Associazione Veneti nel Mondo (Camisano Vicentino (Vicenza), Tipografia Ga.Bo, Marzo 2010).