Padre MARINO DE PRA – PIEVE D’ALPAGO – Belluno
L’opuscolo dell’Azione Cattolica dei Ragazzi Smatedon Insieme dedica una parte importante al sacerdote missionario. Si legge: “Nato nel 1931 a Pieve d’Alpago e trasferitosi con la famiglia a Belluno nel 1949, Marino De Prà è consacrato sacerdote a Padova nel 1961, dal vescovo Bortignon. Dopo un periodo di preparazione in Spagna, parte nel 1962 per il Perù, dove si trova tutt’ora. Ha lavorato nel seminario salesiano minore di Lima, nel collegio salesiano di Ayacucho sulle Ande, nello studentato filosofico salesiano a Chosica. In seguito per cinque anni con un confratello salesiano al servizio del rinnovamento catechistico e alla formazione di agenti pastorali nell’arcidiocesi di Lima e in altre diocesi del Perù. Successivamente come parroco: in Lima, Chosica, Calca (Cuzco), Huànuco ed attualmente è viceparroco nella parrocchia salesiana del porto di Callao (Lima), dove si dedica ai due quartieri di Puerto Nuevo (circa 6.000 abitanti) e Frigorifico (circa 110 famiglie)”.
Amalia Pavenel, la Presidente dei Veneti nel Mondo onlus, coordinatrice del nostro progetto in Perù, aveva precedentemente contattato il parroco perché ci ricevesse e rilasciasse un’intervista. Quindi di buon’ora venne a prenderci con un taxi, in quanto disse che non era opportuno recarsi nel Barrio Frigorífico, dove svolge la sua attività il padre, con l’auto di proprietà, causa i furti e ci ha messo in allerta riguardo alla situazione. Tra l’altro avevamo portato delle borse piene di pane, prosciutto e formaggio da distribuire ai ragazzi della parrocchia. Già il tragitto ci mostrava tutta la povertà del luogo dove stavamo andando. Tra l’altro non siamo riusciti a trovare subito la località, perché era molto vasta ed intricata, quindi abbiamo anche chiesto informazioni ma a quanto ci è sembrato stavamo disturbando la siesta. Eravamo nella zona del Callao. Dopo varie peripezie siamo arrivati alla chiesa dove don Marino De Prà ci stava aspettando. Siamo entrati nella chiesa e i ragazzi ci hanno accolto con una canzone di bienvenido è stato un momento veramente emozionante e toccante. Sia gli adulti che i bambini mostravano una gioia sincera nel vederci. Finita la breve cerimonia siamo usciti ed abbiamo preparato i panini per tutti con prosciutto e formaggio. I ragazzi, ma anche gli adulti, con il panino imbottito in mano, venivano ad abbracciarci ringraziandoci di cuore. Ci siamo fermati un po’ con loro davanti alla chiesa e abbiamo chiesto alcune notizie riguardo alla loro situazione, anche se sinceramente bastava guardarsi attorno. Quello che più ci ha colpito è l’amore, la gioia, la serenità e la tranquillità che emana don Marino. I ragazzi lo amano e lo seguono proprio come un padre, una guida.
Dopo aver distribuito i panini ci siamo incamminati verso il vero cuore pulsante dell’attività di don Marino, nel centro del Barrio Frigorífico. Ci guardavamo in giro stupiti nel vedere la dignità di quella povera gente e soprattutto l’enorme rispetto che suscitava al passaggio don Marino con i suoi ospiti.
Arrivati finalmente alla sede della Parrocchia, sempre scortati da don Marino e da alcune delle sue più assidue fedeli, ci ha voluto mostrate l’ingresso. Si è messo davanti al portone dicendo: “Quando sono arrivato questa era tutta la mia parrocchia, all’incirca dieci metri di larghezza.”
Poi siamo entrati ed è iniziata l’intervista. “Quando ho deciso di diventare sacerdote, ho sentito dentro di me che l’essenza della mia scelta era essere prete per tanti, non per pochi in una piccola parrocchia. Mia madre si chiamava Adelina De Min e per i miei genitori è stato un grande dolore quando partii per il Perù. Questa terra è stata la mia prima e unica missione. Quando sono arrivato, dopo ventisette giorni di viaggio in nave, ero molto contento per il clima e il paesaggio e scrissi subito una lettera ai miei genitori raccontando che tutto era andato bene. Mia madre rispose “Dalle Dolomiti alle Ande”, riprendendo il famoso titolo del libro di De Amicis “Dagli Appennini alle Ande”. Ritornando al mio viaggio, sono arrivato al porto di Callao nel marzo del 1962. Per dire la verità avevo paura di non farcela, di non riuscire ad adattarmi, di essere inutile. Dopo due anni in seminario a Lima sono andato sulle Ande ad Ayacucho, culla del Sendero Luminoso[1], e ora anche dei narcotrafficanti.
Lì c’era un collegio salesiano molto povero, ma mi sentivo a mio agio, mi rendevo conto che ero utile, soprattutto ai giovani. Io insegnavo loro. Ho insegnato di tutto, li ho seguiti personalmente. Devo dire sinceramente che con la cultura acquisita in Italia, soprattutto al liceo ne sapevo di più dei professori locali. Ho sempre trattato tutti con immenso amore. Mi sono trovato così bene che dicevo di essere ayacuchano e la gente rideva perché sono bianco, tra l’altro pallido, e con gli occhi azzurri. Dopo tre anni, sono andato in una scuola magistrale di seminaristi a Chosica a circa 1000 metri di altitudine e a quaranta chilometri da Lima. Prima però di insegnare alla scuola magistrale ho trascorso un anno a Strasburgo a studiare, era il periodo della rivoluzione del ‘68. Non vedevo l’ora di ritornare in Perù. Finalmente ritornai e ora sono trent’anni ininterrotti che seguo i bisognosi, dove c’era bisogno io ho cercato di essere presente. Ho sempre accettato tutte le destinazioni. Ho lavorato anche con i campesinos a 4000 metri d’altezza nella zona di Calca e Cuzco. Mi ricordo di aver dato un po’ di conforto anche un padovano che aveva un negozio di refrigerazione quando, con molte sofferenze, stava per lasciare questo mondo.
Ora, da otto anni sono a Puerto Nuevo nel Barrio Rosso, è una zona di delinquenza, droga, violenza. Qui sono amato e mi vogliono bene, molti ragazzi hanno l’AIDS. Da poco ho aiutato una ragazza che si chiamava Laura morta di AIDS. Aveva lo stesso nome di mia sorella che abita a Curago di Pieve D’Alpago. Mi faceva molta tenerezza e ogni volta che la chiamavo mi veniva in mente mia sorella. Laura è morta in soli quarantacinque giorni. Le ho chiesto se era arrabbiata con Dio perché la faceva morire giovane, a soli 33 anni. Lei mi rispose di no. Abbiamo fatto un patto di amicizia. Io l’ho aiutata nei suoi ultimi giorni perchè era sola, non aveva nessuno e lei in cambio mi avrebbe protetto dall’alto. Sono sicuro che ora mi sta proteggendo dall’aldilà.
Qui ci sono circa 8000 abitanti, io sono l’unico parroco in questo quartiere. Avevo un progetto importante per questi fedeli. L’oratorio salesiano. Un ambiente di amicizia, gioia, cultura, gioco, teatro, musica, danza e chiaramente religioso. All’inizio del mio progetto dicevo: “Vado ad annaffiare il mio palo secco”, invece ora ho molte soddisfazioni, l’ambiente è sereno e gioioso. Abbiamo anche una moneta interna, “il bosco”, che deriva da don Bosco, abbiamo stampato i Bosco da 1, 2, 3, 4, 5. Con questa moneta, che diamo alle persone che si comportano bene, possono comperare degli articoli per la scuola, tipo penne, quaderni o quello che necessitano. I soldi reali sono quelli che riceviamo dalle offerte. Li trasformiamo in Boscos e le persone, soprattutto i giovani, che vengono all’oratorio, li ricevono come premio.
Ma tornando al locale dell’oratorio, all’inizio erano circa 100 metri quadri, chiaramente insufficiente e ora siamo riusciti a comperare la casa vicina e sono in tutto 350 metri quadri di terreno. Ho pensato di fare un progetto di MINI COMPLEJO RELIGIOSO CULTRAL –NUEVO CALLAO. Siccome il quartiere è molto violento e pericoloso nessuna impresa ha voluto venire a costruire qui e allora mi sono rivolto alla Regione di Callao e ora il progetto ha cambiato nome e dimensione e si chiamerà CASA DE LOS JOVENES, sono circa 850 metri quadri su tre piani. Spero tanto che si realizzi entro poco tempo. Questo sarebbe il sogno della mia vita. E se non sarò io ho piacere che i giovani portino avanti i miei insegnamenti. È una proposta per una vita diversa che li possa liberare dalla droga, dalla violenza. Devono sapere che c’è un’altra strada, una vita migliore, avere un’alternativa a quello che hanno e vivono ora.
Il mio progetto di Casa dei Giovani é tutto pronto, con licenza di costruzione… solo mancano le risorse. Sempre spero in un miracolo. Ringrazio anticipatamente i possibili benefattori; mi sento abbastanza debole ed ho paura di non riuscire a realizzare questo mio sogno della Casa[2].
Io ho 78 anni e mi rendo conto che nessuno verrebbe qui a continuare la mia opera e quindi vorrei vederlo realizzato. Devo dire che durante tutta la mia vita missionaria sono stato aiutato dalle parrocchie di Belluno dal Centro Missionario Diocesano di Belluno, da “Insieme si puo’ ” e dai miei parenti e amici.
[1] Sendero Luminoso (nome ufficiale completo Partido Comunista del Perú – Sendero Luminoso, PCP-SL) è un’organizzazione rivoluzionaria peruviana guerrigliera di ispirazione maoista, con connessioni ideologiche rimandabili ai guerriglieri dell’armata rossa cinese creata da Mao Tse Tung nel 1934 e ai Khmer rossi cambogiani fondata fra il 1969 e il 1970 da Abimael Guzmán Reynoso a seguito di una scissione dal Partido Comunista del Perú – Bandera Roja (PCP-BR).
Sendero Luminoso si proponeva di sovvertire il sistema politico peruviano e di instaurare il socialismo attraverso la lotta armata.
Attualmente in Perù, secondo quanto dichiarato recentemente da Antonio Ketín Vidal, ex capo della Direzione nazionale contro il terrorismo opererebbero tre distinte fazioni dell’organizzazione maoista. La prima, detta “Accordista”, ha base direttamente nella capitale Lima all’interno delle università dove fa proselitismo per avere nuovi militanti. Composta da seguaci di Guzman, non punterebbe più a propagandare la lotta armata ma solamente a organizzare iniziative di solidarietà con i militanti incarcerati, incluso il vecchio leader, e a integrare il rimanente del gruppo nella lotta politica legalizzata. La seconda fazione si troverebbe nella zona della Huallaga dove avrebbe come leader il compagno Artemio, mentre la terza sarebbe quella guidata da Victor Quispe Palomino, noto come Compagno Josè, denominata “Proseguir” e fautrice degli ultimi recenti attacchi nel paese. Mentre non vi è alcun collegamento tra la prima e le altre due fazioni, queste ultime sono di fatto facenti parte dell’attuale Sendero Luminoso. A dividerle sarebbe solo un diverso progetto politico/militare che vedrebbe Artemio sostenere che una soluzione politica alla guerra ormai ventennale si può trovare solo con la lotta armata, mentre Josè è fautore della continuazione senza fine della “guerra popolare” senza alcuna soluzione politica con il governo di Lima. Nel Novembre 2009, attraverso youtube, la fazione dell’organizzazione fedele a Guzman, ha dichiarato la fine della guerra popolare, reclamando carta bianca per partecipare alla vita politica del paese http://it.wikipedia.org/wiki/Sendero_Luminoso
[2] Per vedere un video sul Padre Marino http://www.youtube.com/watch?v=r9-GfUtZn2Q
Tratto dal libro “Destinazione Perù” degli autori Flavia Colle e Aldo Rozzi Marin, pubblicazione promossa dalla Regione del Veneto, Assessorato Flussi Migratori e realizzata dall’Associazione Veneti nel Mondo (Camisano Vicentino (Vicenza), Tipografia Ga.Bo, Marzo 2010).