“Credo non sia al mondo el più bello e miglior stretto come è questo. In questo mar Oceano se vede una molto dilettevole caccia de pesci. Questo stretto è longo cento e dieci leghe, che sono 440 miglia, e largo più o manco de mezza lega, che va a riferire in un altro mare, chiamato Mar Pacifico, circondato da montagne altissime caricate de neve” (Antonio Pigafetta) (1)
A sinistra Antonio Pigafetta e a destra la sua casa a Vicenza (2).
Il primo veneto che ha messo piede in Cile è stato il nobile vicentino Antonio Pigafetta, al seguito di Magellano nel viaggio di circumnavigazione del globo terrestre (20 settembre 1519 – 6 settembre 1522). Fu uno dei diciotto superstiti che riuscirono a rientrare in patria dopo tre anni di navigazione. A lui la comunità italiana dedicò un monumento il 27 maggio 1992 nell’omonima piazzetta. Ad inaugurarlo è stato l’ex Ambasciatore italiano Michelangelo Pisani Massamormile, che dopo aver lasciato il Cile è rimasto un grande amico di quel paese.
Aldo Rozzi Marin, ex Presidente dell’Associazione Veneta in Cile e oggi Console Onorario del Cile in Vicenza, con l’ex Ambasciatore italiano in Cile, Michelangelo Pisani Massamormile (Roma, 26-27 settembre 2007)
Navigatore di nobile stirpe, fu uno dei personaggi più importanti nella storia e nella cultura della città di Vicenza e il primo italiano che calpestò il suolo cileno. La Regione di Magellano, i suoi abitanti, la sua fauna, flora e geografia rappresentano la prima porzione di territorio cileno scoperta dalla civiltà europea. L’incontro fisico tra il Cile e la spedizione del portoghese Magellano, così come l’incontro intellettuale tra il Cile e Antonio Pigafetta, cronista italiano e autore della “Relazione del Primo Viaggio in Torno al Mondo”, avvenne il 28 novembre del 1520. Nonostante ciò, le informazioni relative alla sua nascita e a parte della sua vita sono tuttora incomplete e non del tutto esaurienti. Di lui infatti si sa che nacque a Vicenza intorno al 1485 e che morì a Malta nel 1536, combattendo contro i turchi. Studioso di matematica, astronomia, filosofia e geografia, trascorse la giovinezza a Roma, sotto la tutela di Monsignor Francesco Chiericato. Lì imparò le lingue e iniziò a frequentare i circoli di conversazione, i cui principali argomenti erano i viaggi marittimi e le conoscenze geografiche. Nel 1519 Pigafetta è a Barcellona al seguito di Monsignor Francesco Chiericato, nominato ambasciatore della Santa Sede alla corte di Carlo I, e nella città spagnola chiede e ottiene da Carlo V il permesso di partecipare alla spedizione di Magellano come membro dell’equipaggio. Due carte infatti giocano a suo favore: la raccomandazione di Monsignor Chiericato e il beneplacito reale. Non bene accettato da quest’ultimo, il Pigafetta seppe conquistarne gradualmente la stima, fino a diventare il suo uomo di fiducia “criado sobresaliente” ed ebbe il merito di documentare la prima epica circumnavigazione della terra. I suoi appunti riempiono quaderni pieni di curiosità. A lui dobbiamo le prime descrizioni della Patagonia e degli aborigeni che la popolavano: li descrive come “Patagones” con la faccia dipinta di rosso e i loro “patagaos” (piedi) enormi (3).
Grazie ai suoi appunti siamo venuti a conoscenza delle sofferenze e delle privazioni cui furono sottoposti gli spedizionieri, così come di tutti gli incidenti, le tempeste, i naufragi, le insurrezioni, le lotte e le morti che si succedettero nei tre lunghi anni di navigazione. La nave “Santiago” fu disalberata dopo aver scoperto la foce del fiume Santa Cruz, la “San Antonio” disertò e tornò in patria. La “Concepción” fu abbandonata e bruciata nell’isola di Babom e solo la “Victoria”, facendo onore al suo stesso nome, portò a termine la missione (4).
La sorte volle tuttavia che il 27 aprile 1521 Magellano venne ucciso dagli indigeni dell’isola di Cebu, nell’arcipelago delle Filippine, e Pigafetta fu ferito nel tentativo di salvarlo. Morto Magellano, Pigafetta fu accettato dall’equipaggio come nuovo capo.
Tornato in patria con soli diciassette superstiti della spedizione, presentò la sua “Relazione del Primo Viaggio in Torno al Mondo” a Carlo V, un’opera che oggi è considerata uno dei più preziosi documenti sulle grandi scoperte geografiche del XVI secolo. Terminata nel 1525, divenne ben presto famosa per l’accuratezza dei dati riportati e resta tuttora uno dei documenti più vivi, profondi e obiettivi della storia delle esplorazioni. Nel suo diario Pigafetta dà un nome alle numerose specie di piante, tra cui la palma “Pigafetta” che ancora oggi ha il suo nome. Nel 1524 entrò a far parte dei Cavalieri Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme, prese i voti e nel 1530 si recò a Malta, dove morì nel 1536, combattendo contro i turchi. (5)
Nella storia dell’emigrazione italiana si possono distinguere due periodi. La prima fase, che giunge all’incirca fino alla fine dell’Ottocento, è caratterizzata da un forte flusso migratorio dalle regioni settentrionali soprattutto verso i paesi dell’America del nord (in particolare gli Stati Uniti), anche se molti emigranti sono attirati dai grandi paesi del sud, Brasile e Argentina. La seconda fase dell’emigrazione italiana inizia col nuovo secolo e, per quel che riguarda le aree di partenza, le regioni meridionali acquistano un ruolo crescente, prima fra tutte la Sicilia. Per quel che riguarda le aree di destinazione, gli Stati Uniti rappresentano la meta quasi esclusiva.
L’emigrazione in Sud America, in particolare in Brasile, riusciva spesso ad inserirsi nell’agricoltura, in molti casi arrivando a costituire aziende indipendenti. Ogni emigrante tendeva ad andare là dove sapeva di poter trovare qualcuno, parenti, amici, o conoscenti, da cui poteva attendersi aiuto. Tra aree di partenza e aree di destinazione si stabilivano dei nessi privilegiati, così, ad esempio, gli emigranti dalla zona di Bassano del Grappa, nel Veneto, tendevano a emigrare in Brasile, in particolare nell’area nota appunto come “Nuova Bassano”.
Emigrazione italiana in Cile
In Cile gli emigranti italiani, seppure in numero molto minore rispetto agli altri paesi del Sud America, hanno esercitato un’importante influenza nel contesto sociale anche in relazione all’esiguità della popolazione del paese. In particolare, nell’ultimo decennio del XIX secolo, l’emigrazione italiana acquista una certa consistenza e importanza: si tratta di un’emigrazione di tipo prevalentemente urbano, costituita per la maggior parte di lavoratori autonomi del settore terziario, soprattutto commercianti al dettaglio del settore alimentare e artigiani. In questi anni il rapporto numerico non è molto significativo, ma si caratterizza per il livello qualitativo grazie all’alta percentuale di persone che sanno leggere e scrivere, tra cui numerosi i professionisti.
A partire dall’inizio del secolo XX acquista rilevanza l’impegno di molti immigrati italiani come piccoli e medi imprenditori, alcuni dei quali nel secondo dopoguerra riescono ad ingrandire notevolmente la loro attività, soprattutto nel settore alimentare e in quello dell’abbigliamento. Nel periodo fra il 1880 e il 1949 la caratterizzazione regionale più significativa dell’emigrazione italiana è quella che proviene dalla Liguria, con il 50% dell’emigrazione italiana in Cile, prevalentemente impegnata nel settore alimentare, seguita da quella del Piemonte e della Lombardia.
Il giorno della dichiarazione di guerra dell’Italia all’Inghilterra e Francia (Santiago del Cile, 10 giugno 1940)
Nel periodo compreso tra il primo decennio del ’900 e il 1949, gli italiani saranno il secondo gruppo europeo più rappresentato dopo gli spagnoli. Un’altra ondata migratoria consistente avviene nell’ultimo dopoguerra, quando si raggiunge il numero massimo di italiani residenti in Cile (14.098, lo 0,24% della popolazione), grazie ad un programma di concessione di terre da parte del governo cileno, anche se poi il terreno concesso si rivelerà inadatto alla coltivazione. Questa fase migratoria è caratterizzata dalla consistente presenza di emigranti provenienti dal Trentino (40%) dall’Abruzzo e dalla Basilicata.
Dalla metà degli anni ‘50 il flusso migratorio transoceanico italiano e complessivo si riduce fortemente. Oggi, secondo i dati del Ministero degli Esteri la popolazione iscritta all’anagrafe consolare italiana ammonta a 37.914.
Invece l’Informazione dal Rapporto italiani nel mondo 2007 della Fondazione Migrantes segnala che per un totale di 3.106.251 emigrati italiani nel mondo, in Cile ne risultano 37.720, cioè il 1,1%, al 14° posto dopo Germania, Argentina, Svizzera, Francia, Belgio, Brasile, Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Australia, Venezuela, Spagna, Uruguay. Di questi, 1.268 sono di origine veneta. (6)
L’inserimento degli italiani, prevalentemente nei settori direttamente collegati alla commercializzazione, ai servizi e all’orticoltura si caratterizza per la forza e il sostegno della propria collettività di appartenenza.
La penetrazione graduale nel tessuto economico locale, attraverso una messa in opera di tutte le risorse del gruppo migrante, coglie le opportunità locali e vi si adatta con dinamicità, ma anche con sistemi di protezione e cooperazione propri delle comunità coese (ad esempio, associazioni di beneficenza, assistenza e mutuo soccorso).
Alle spalle dell’emigrato italiano in Cile c’è quindi un gruppo familiare che lo sostiene e nel quale egli riconosce la propria identità e ricchezza culturale e che gli permette di sfruttare una vasta rete di collegamenti, soprattutto nel settore agricolo. Tranne rare eccezioni, infatti, gli italiani in Cile riescono per tutto il periodo dell’emigrazione, in breve tempo e quasi sempre già nella prima generazione, a integrarsi nel tessuto economico, sociale e culturale del paese.
Note
(1) “Relazione del Primo Viaggio in Torno al Mondo”, 28 novembre 1520, Antonio Pigafetta vicentino, citato nel libro di Giacomo Marasso – Oscar Sesnic – Orlando Cecchi, “Italia en Chile: Un Amor productivo” (Santiago del Cile, Impresora Ograma S.A., luglio 2005)
(2) Fonte della Fotografie: http://it.wikipedia.org/wiki/Antonio_Pigafetta
(3) Luciano Baggio – Paolo Massone, “Presencia Italiana en Chile” (Santiago del Cile, Edicion “presenza”, maggio 1996).
(4) Giacomo Marasso – Oscar Sesnic – Orlando Cecchi, “Italia en Chile: Un Amor productivo” (Santiago del Cile, Impresora Ograma S.A., luglio 2005)
(5) http://www.vicenza.com/temi/vicentini_primo_piano/pigafetta.shtml
(6) “Rapporto italiani nel mondo 2007”, Fondazione Migrantes (Roma, Edizione IDOS, settembre 2007)
Tratto dal libro “Destinazione Cile” di Flavia Colle e Aldo Rozzi Marin, pubblicazione promossa dalla Regione del Veneto, Assessorato ai Flussi Migratori e realizzata dall’Associazione Veneti nel Mondo, in partenariato con l’Associazione Veneta del Cile e l’Associazioni Imprenditori Veneti in Cile. (Tipografia Grafica Corma – Grisignano di Zocco, Vicenza. Maggio 2008)