AMALIA MARIN
Amalia Racconta. “Il mio cognome è Marin, ma pochissime persone in Cile sanno che è un cognome veneto, perchè è molto frequente il Marín di origine spagnola. Solo in Veneto si riconosce a prima vista.
Tra l’altro la famiglia Marin è una tra le più antiche famiglie di Venezia. Rimase fra le patrizie alla serrata del maggior Consiglio del 1297. Furono Tribuni antichi, cattolici ed amatori della Patria. Varie persone di questa famiglia coprirono le principali dignità e cariche della Repubblica. Dal 1350 al 1700 i miei antenati furono segretari del Senato della Repubblica Serenissima.
Dopo la famiglia si trasferì a Padova, dove nel 1705 venne aggregata al Consiglio dei Nobili della città. Arrivò il marzo 1848. Venezia insorse contro gli austriaci e tornò ad essere libera dopo cinquant’anni di dominazione. A Padova si costituì La Legione Studenti Volontari al servizio del governo provvisorio. Il mio bisnonno Girolamo e i suoi fratelli, patrioti e repubblicani, ne facevano parte e combatterono. Il più famoso fu Roberto, che partecipò attivamente alla gloriosa difesa di Venezia sotto il comando di Calvi. Fu condannato alla pena di morte col capestro insieme a Calvi ed altri. La pena fu poi commutata in dodici anni di duro carcere. Ad entrambi fu eretto un monumento all’entrata del Comune di Padova.
Mio nonno Marino Marin e mio padre arrivarono in Cile nel 1910. A pochi anni dall’inizio della Prima Guerra Mondiale, la Grande Guerra, in cui si scontrarono le potenze centrali europee, e dove morirono molti Marin. Marino, figlio di Girolamo, dopo il militare nel 6° Reggimento degli Alpini, lavorò come commerciante. Aveva cinque fratelli: Attilio, Emilio, Emilia, Clotilde Sofia e Giulio. Clotilde e Marino erano molto legati, perché essendoci tra di loro una differenza di ventun anni, Clotilde si occupava di lui, dato che la madre, Francesca Jublin, era morta giovane.
Prima di emigrare in America, in Argentina e Cile, nel 1905, viveva a Padova.
Partì per l’Argentina per aprire una nuova sede commerciale per conto di una società inglese, la “Gath y Chavez”. Si trattava dei primi grandi commerci in Sudamerica. “La Tienda Gath y Chavez” si trovava nelle attuali vie di Florida e Av. de Mayo, nel pieno centro di Buenos Aires. Nel 1910 si trasferì in Cile per aprire per conto della “Gath y Chavez” la sede cilena nella capitale del paese, Santiago.
L’apertura di “Gath y Chávez”, multi negozio in stile europeo con vari livelli e ascensori, inaugurato nello stesso anno, 1910, creò grande curiosità e aspettative. Quattro piani con grandi manichini vestiti alla moda nelle vetrine. Al quarto piano saloni da tè dove si suonava musica e si davano concerti. Il 5 settembre di quell’anno aprì le sue porte la casa “Gath y Chaves”, e fu un evento in particolar modo per le dame della capitale. Il mondo femminile di Santiago da tempo era irrequieto ed emozionato per l’apertura di “Gath y Chaves”, che si trovava all’angolo tra Estado e Huérfanos e che, nei giorni precedenti l’apertura, aveva sollevato ogni sorta di curiosità grazie alle sue vetrine artistiche e alla sua illuminazione fiabesca. Alle 8 di mattina, quando gli impiegati alzarono o cercarono di alzare le serrande di ferro, un esercito di donne si lanciò sulle porte con impeto minaccioso ed invase i vari piani dell’edificio. Dovette intervenire la polizia per evitare incidenti e permettere l’entrata a piccoli gruppi, a mano a mano che uscivano i clienti che non si erano stancati di manipolare oggetti ed indagare sui prezzi. Il paese, soddisfatto dei suoi risultati, si auto congratulò. Santiago aveva più di quattrocento mila abitanti, un paese con una popolazione totale che sfiorava i quattro milioni. Molti emigranti italiani erano arrivati in Cile. Il 1910 fu l’anno in cui fu fondato anche il “Club Deportivo Audax Italiano”, club di calcio del Cile, con sede a Santiago, fondato tra i residenti italiani dopo la riunione nella Sombrerería Caffi; oggi il club è ai primi posti nella Primera división chilena. Grazie al suo lavoro, Marino Marin poté viaggiare dal Cile in Europa in varie occasioni. Tutto questo durò fino alla vigilia di Natale del 1952, quando il personale di “Gath y Chaves” decise di scioperare. Lo sciopero durò settimane e portò l’azienda a chiudere la sede in Cile. Mio nonno rimase in Cile ed aprì un albergo, l’albergo SAVOY, a Cartegena, località balneare vicino a Santiago.
Dal matrimonio con Rosa De Gatica nacquero cinque figli: Gerónimo, Luis, Maria, Roberto e Carlos.”
Amalia continua a raccontare. “Mio padre studiò nel Liceo Lastarrias di Santiago, per poi entrare all’Università del Cile e studiare medicina.
In quel periodo lavorava al Mercato Generale per pagarsi gli studi. Si laureò medico chirurgo il 14 dicembre 1931 e la relazione della tesi di laurea fu: “Alterazioni oftalmologiche concomitanti nell’edema papillare”, ricevette il massimo riconoscimento.
Fin da quando era molto giovane, alunno del terzo anno di medicina, Gerónimo entrò come aiuto alla Cattedra di Anatomia del Professore David Benavente, acquisendo una solida base nella sua formazione chirurgica e iniziando la carriera della docenza, che poi continuò per tutta la vita.
Laureatosi medico, iniziò a lavorare come chirurgo all’Ospedale del Salvador, e allo stesso tempo collaborava e prestava servizio presso le cattedre di chirurgia dei professori Felix D’Amesti Zurita e Manuel Martinez, per i quali svolse con distinzione, e in modo brillante, lavori assistenziali e di docenza. Successivamente venne trasferito all’Ospedale Barros Luco Trudeau per lavorare nel dipartimento di chirurgia (1964). Qui diede mostra delle sue capacità tecniche, destrezza, intelligenza e abilità instancabili, nonché della qualità del suo spirito critico e della generosità con la quale insegnava a tutti i livelli pre e post grado. Formò un gran numero di eccellenti chirurghi, per i quali fu un vero maestro. Gli alunni desiderosi di apprendere lo preferivano agli altri, nonostante fosse severo nella valutazione e critico nei giudizi. Nel 1970 fu designato professore titolare della cattedra di chirurgia.
Parallelamente a questa carriera curricolare, si distinse per la sua dedizione alla ricerca clinico – chirurgica, producendo una gran quantità di lavori pubblicati nella rivista della Società di Chirurghi dell’ospedale e successivamente nella società di Chirurghi del Cile. Molti di questi lavori scientifici oltrepassarono le frontiere del paese e furono pubblicati all’estero.
Nel 1941 entrò a far parte come socio fondatore della Società di Chirurgia plastica del Cile, della quale fu Direttore (1944-1947), Segretario Generale (1948-1949), Vicepresidente (1950) e Presidente (1951).
La sua attiva partecipazione durante le sessioni, giornate, tavole rotonde e congressi lo portò a ricoprire importanti cariche nel direttivo della Società di Chirurghi del Cile, fondata nel 1949, e della quale fu Vicepresidente (1951) e Presidente (1952). Un altro medico veneto, Italo Braghetto, verrà eletto nel 2007 Presidente della Società.
Nel 1952 organizzò e presiedette il 5° Congresso Internazionale sull’Idatitosi.
Nel 1956 Gerónimo Marin fondò ed assunse la presidenza della Società Cilena di Medicina dello Sport. Nel 1957 venne rieletto.
Quell’anno fu anche Presidente del Congresso cileno e latinoamericano di Medicina dello Sport.
In più di trent’anni ha ricevuto vari premi nazionali ed internazionali ed è stato, inoltre, autore di più di ottanta pubblicazioni scientifiche in Cile e all’estero (Brasile, Uruguay, Argentina, Francia).
Per i suoi cinquant’anni di professione come medico chirurgo il Collegio Medico gli rese un omaggio nel Teatro Municipale.
Si sposò con Alicia Lavanchy, compagna di tutta una vita, ed ebbero due figli, Amalia e Gerónimo, medico, entrambi residenti a Santiago del Cile.
Prima di morire, alla domanda cosa rifarebbe nella sua vita rispose:“sposare mia moglie!”.
Amalia dice, guardando con immenso affetto la mamma: “Mia mamma ha una tale bellezza che le viene dall’anima che è impossibile non amarla”.
Di mio padre ricordo che era un cacciatore ed un pescatore eccellente, nutriva grande interesse per il tennis, l’automobilismo, la fotografia, la natura; conosceva molto bene la flora e la fauna del Cile, che percorse da nord a sud, dalla cordigliera al mare.
Il suo più grande passatempo era la caccia, che praticava con un gruppo di cacciatori tutti emigranti o figli di emigranti. A me, quest’attività non piaceva, ma notavo con quanta passione gli uomini partivano all’alba con i cani diretti nei campi. Era la caccia e l’allegria di stare insieme. Tornavano con i loro carnieri pieni di uccelli e allora mia mamma si metteva a spennare le pernici, le tortore e preparava dei banchetti lì in casa per i cacciatori. Richiamava l’attenzione il suo desiderio di essere sempre informato sul progresso della chirurgia tramite le ultime pubblicazioni, il rispetto per le istituzioni e la gerarchia, la puntualità nelle attività assistenziali, il senso di responsabilità che metteva in ogni cosa che faceva. Era una persona che amava studiare, non solo le cose che riguardavano la sua professione, ma anche altri argomenti (storia, arte, politica, religione, sport, e così via); tali studi gli furono utili poi per apprezzare le grandi opere d’arte che si trovano in Europa e che lui visitò.
Parlando di me, io sono laureata in Chimica e Farmacia e ho lavorato per anni all’Università, sia come assistente che nell’ambito della ricerca e del controllo qualità. Successivamente ho lavorato nelle farmacie di proprietà di mio marito, Ricardo.
Mio padre ci ha sempre insegnato la storia e la cultura d’Italia. Ricordo che ci trovavamo in famiglia per vedere le diapositive dei musei, e per conversare d’arte e cultura. Ho sempre partecipato, insieme alla mia famiglia, all’Associazione Veneta in Cile e adesso ci tengo ancora di più visto che ogni anno vado in Veneto a trovare mio figlio Aldo e la sua famiglia.”
Tratto dal libro “Destinazione Cile” di Flavia Colle e Aldo Rozzi Marin, pubblicazione promossa dalla Regione del Veneto, Assessorato ai Flussi Migratori e realizzata dall’Associazione Veneti nel Mondo, in partenariato con l’Associazione Veneta del Cile e l’Associazioni Imprenditori Veneti in Cile. (Tipografia Grafica Corma – Grisignano di Zocco, Vicenza. Maggio 2008)