MONICA ZAGOLIN – PADOVA
“Vorrei raccontare brevemente la storia della mia famiglia e anche qualche parola della mia vita come nipote e figlia di veneti. Probabilmente potrei riempire fogli con molti dettagli, ma preferirei dividere con voi quello che mi viene in mente in una notte calda di gennaio nella mia scrivania.
La storia che io ho vissuto comincia con mio nonno Tullio Zagolin Firenzuola, nato a Codevigo in provincia di Padova, nel 1896. Commerciante, artista, amante della pittura e anche pittore, appassionato dell´opera e del mandolino e di tutte le manifestazioni artistiche.
Aveva soltanto diciotto anni quando fu chiamato a partecipare, nella prima guerra mondiale, per trasportare provvigioni considerando che sapeva qualcosa di meccanica e guidava bene le automobili.
Racconta lui stesso la storia, riempita di colore ed emozione. Un giorno si inaugurava l’opera Aida nella città dove si trovava con tutto un gruppo di soldati. Lui decise di vedere l’Aida e partire il giorno dopo. Quando arrivò sul luogo dove si dovevano radunare, non trovò nessuno, cosa era successo? Il treno fu riempito di dinamite, le persone morirono o furono gravemente ferite. Con le lacrime agli occhi, ci raccontò questo episodio, e fece la considerazione che il suo destino sarebbe stato diverso se non fosse stato affezionato all’opera.
Dopo la guerra, come molti italiani, decise di stabilirsi in sud America. In Argentina, a Mendoza, conobbe mia nonna, Ovidia Lissandrello Scopa, anche lei figlia di italiani, concertista di piano, che dovette decidere se continuare la sua carriera splendida e promettente come pianista o formare una famiglia con Tullio e decise naturalmente la più difficile, la seconda. Nacquero due figli da questo incontrod’amore, Mario (1933), il mio babbo e Luigina, mia zia.
Sono arrivati in Cile alla fine del ‘40. Mio nonno cominciò a lavorare come commerciante e alla fine si stabilì con una piccola azienda in Las Condes, Santiago, nella produzione avicola. Anche mio padre lavorò con lui ma decise di studiare produzione fotografica e fotografia industriale, lavoro che svolse fino alla sua morte nel 1986 a causa di un infarto cardiaco. Mio padre sposò Maria Teresa Blancaire, cilena, nipote di “franco-vaschi”, professoressa di francese e posso dire con molto orgoglio che probabilmente fu il matrimonio più bello, carino, pieno d’amore in tutti i sensi, rispetto, ammirazione che io abbia mai visto. Sono nati due figli da questo matrimonio tanto speciale, Manlio (1963) e Monica, io (1965). Il matrimonio dei miei genitori è sempre stato per me, un esempio di che cosa significhi lavorare per far sì che ogni giorno l’amore diventi sempre più grande e profondo. Abbiamo trascorso tutta la carriera scolastica alla Scuola Italiana, Vittorio Montiglio a Santiago. Sono stati, senza dubbio, i migliori anni della mia vita, con amici fino ad oggi come fratelli e con una formazione non soltanto accademica, ma spirituale, morale, civica, non frequente d trovarsi in questi giorni. Mio fratello ha studiato Ingegneria Elettrica e lavora in una centrale idroelettrica nel sud del Cile. È sposato ed ha due figlie. Io ho studiato medicina nell’Università del Cile, mi sono specializzata in Medicina Interna e poi, Broncopolmonare o Malattie respiratorie. Ho avuto la meravigliosa esperienza di studiare all’estero, a Cambridge, UK nel 2001 e negli Stati Uniti, San Diego, CA, nel 2003, studiando una tematica molto specifica, una malattia poco frequente, molto seria, chiamata, Ipertensione Polmonare. Ora lavoro nell’Istituto Nazionale del Torax come professoressa dell’Università del Cile. Ho un progetto di ricerca che riguarda lo studio delle malattie vascolari del polmone, nella clinica Sta. Maria, istituzione privata, e nell’ospedale della Forza Aerea del Cile, nell’unità di paziente critico.
Devo dire che il mio vincolo o connessione con “l’Italianità” é stato sempre importante, non solo perché ho studiato alla Scuola Italiana e ho fatto parte di attività sportive allo Stadio Italiano (pattinaggio artistico), ma ho anche partecipato alle attività della gioventù veneta e ho avuto la meravigliosa esperienza di viaggiare quindici giorni, nel 1989, nella regione Veneto, a Barbaran, in provincia di Vicenza, e anche di partecipare al Congresso della gioventù Triveneta nel 1996 insieme a due amiche, Claudia Zecchetto e Agnes Ortega.
L’Italia é continuamente presente nella mia vita, nella musica che ascolto, popolare e classica, da Vivaldi a Giorgia, nella cucina, quando i funghi porcini accompagnano una bella spaghettata seguita da un bel tiramisù; nei pensieri quando vedo le mie montagne e ricordo quelle del Veneto, bellissime anche se, differenti, e in piccoli dettagli quotidiani; quando sento che una parte di me é collegata con un’altra nazione, e quando mi accorgo che il modo di lavorare, l’impeto e la passione che ogni giorno dedico non é la stessa che si vede ogni giorno in Cile, perché, noi, figli, nipoti veneti, portiamo un pezzettino d’Italia nel cuore e nel pensiero, che ci fa differenti, a volte amati. Sono orgogliosa di questa fusione speciale Italo-Francese-Americana.”
Tratto dal libro “Destinazione Cile” di Flavia Colle e Aldo Rozzi Marin, pubblicazione promossa dalla Regione del Veneto, Assessorato ai Flussi Migratori e realizzata dall’Associazione Veneti nel Mondo, in partenariato con l’Associazione Veneta del Cile e l’Associazioni Imprenditori Veneti in Cile. (Tipografia Grafica Corma – Grisignano di Zocco, Vicenza. Maggio 2008)